Minacce di morte e botte: cosa c’è scritto nelle intercettazioni in carcere dei fratelli Bianchi
"Poi mi sento chiamà la mattina… ‘ao, a infame! A infame" Mannaggia.. ah infame! Mi hai spaccato il naso… il chiodo dentro al dentifricio… ogni cosa che succede, boooommm". Mentre Marco Bianchi pronuncia l'ultima parola, fa segno di pugnalarsi la gola. Queste frasi sono riportate nel verbale del Tribunale di Frosinone che riporta le intercettazioni degli indagati all'interno del carcere. Dalle loro parole si capisce che per loro la vita nell'istituto penitenziario non è semplice. Marco Bianchi, Gabriele Bianchi e Mario Pincarelli (Francesco Belleggia si trova ai domiciliari) non sono ben visti dagli altri detenuti: e, per qualcuno che parla con loro, ce ne sono altri che non aspettano altro di incontrarli fuori la cella per minacciarli e, sembra, provare a picchiarli. "Devi stare attento, perché pure se dormi, quelli arrivano e ti zaccagnano", dice il fratello a Marco Bianchi. Che risponde: "Stai tranquillo, non vengono, sono mollicci".
"Per farmi uscire è un casino, devono chiudere tutto"
Il più spavaldo sembra Gabriele Bianchi: "Mi carico certo, quando vado all’aria che stanno le persone appoggiate in faccio al coso.. (si alza in piedi) cioè che faccio ma’? io mica mi posso sta a fa.. a insulta' così, così eh.. quando mi dicono che cosa, io rispondo come un cane". I due fratelli, ai tempi delle intercettazioni, non potevano parlarsi. Sembra che fossero chiusi in due sezioni differenti, impossibile la comunicazione tra loro. Isolato anche Mario Pincarelli. Ed è lui che sembra passarsela peggio tra tutti. "Mi hanno chiamato, mi hanno detto ‘devi venì in caserma'. Ci so andato, non sono uscito più", dice al padre tra le lacrime. "Ci stanno alcuni che fanno i pezzi di merda, io non me li filo". E continua: "Per farmi uscire è un casino, devono chiudere i cancelli, manco fossi un infame". "Mi urlano impiccati". "Non chiamo nessuno, me la tengo e basta, se no ti ripicchiano di nuovo".
Sei milioni di insulti social a Gabriele Bianchi
A essere toccato nei colloqui, è anche il tema degli insulti social che sono arrivati sulle pagine di tutti e quattro gli imputati nel processo. Migliaia di commenti alle loro foto, insulti e minacce di morte. Mentre sarebbero sei milioni i messaggi arrivati solo a Gabriele Bianchi sul suo profilo privato, "figlio di puttana, tutte le peggio cose". Per i familiari non è stato semplice chiudere i profili social degli imputati per l'omicidio di Willy Monteiro Duarte: i cellulari erano stati sequestrati, il tablet bloccato. Solo dopo diverso tempo sono riusciti a cancellare le pagine e a bloccare le milioni di minacce di morte che gli stavano arrivando.
Omicidio Willy, gli imputati in carcere accusano Belleggia
"Per carità, io ho dato un calcio a Emanuele, a Emanuele che non ci entra un cazzo con Willy, ok? L’ho spiegato all’avvocato, non te lo ha detto l’avvocato?", dice Gabriele Bianchi a colloquio con la madre e la fidanzata in carcere, negando di aver toccato Willy. Marco Bianchi dà la colpa di tutto a Francesco Belleggia, l'unico ad aver parlato con i carabinieri che indagano sul caso e soprattuto l'unico ad aver ottenuto gli arresti domiciliari. "Quell'infame di Belleggia", ripete col fratello a colloquio. E Gabriele Bianchi riporta invece una conversazione che avrebbe avuto con Belleggia in caserma, la sera della morte di Willy: "Amore mio ma lo hai capito che qua – dice Bianchi riportando le parole dette quella sera all'ex amico – ma qua hai dato i calci in faccia ad una persona è morta frate’. Tu vuoi fare l'uomo o dire la verità? Se la discussione era finita perché gli hai dato (riferendosi a Willy, N.d.R.) i calci?". Francesco Belleggia dal canto suo nega di aver picchiato Willy Monteiro Duarte e addossa la responsabilità ai Bianchi e a Pincarelli.
Il processo per l'omicidio di Willy Monteiro
Queste intercettazioni saranno usate ovviamente in sede processuale. Le udienze vanno avanti da diversi mesi, la sentenza è attesa per l'inizio del 2022. Gabriele Bianchi, Marco Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia sono tutti accusati di omicidio volontario per la morte di Willy Monteiro Duarte e rischiano il carcere a vita. Cosa è successo precisamente la notte tra il 5 e il 6 settembre lo stabilirà la sede processuale. Ma su una cosa i testimoni, decine quella sera, sono concordi: tutti e quattro hanno menato le mani e si sono accaniti su Willy. Che non aveva più un singolo organo interno non lesionato dopo il pestaggio del gruppo di Artena. La sua morte è arrivata dopo pochissimo tempo, tra sofferenze atroci. Resta solo il dolore per una vicenda tragica che ha distrutto quella sera la vita di tantissime persone e che ha sconvolto l'Italia intera.