Michele Senese condannato a 11 anni di carcere: riconosciuta aggravante mafiosa per ‘il capo di Roma’
Michele Senese, detto ‘O Pazz', è stato condannato dalla Corte di Appello di Roma a undici anni di reclusione nell'ambito del processo scaturito dall'inchiesta ‘Affari di famiglia'. L'uomo, considerato il ras della criminalità organizzata romana, continuava a gestire dal carcere le attività illecite della famiglia, dando ordini e controllando che si facesse tutto esattamente come diceva lui. Insieme a Senese sono stati condannati anche la moglie Raffaella Gaglione, che ha ricevuto una pena a cinque anni di carcere, il figlio Vincenzo (tredici anni) e il fratello Angelo (sei anni e mezzo). Le accuse contestate vanno dall'estorsione, all'usura al riciclaggio, con l'aggravante del metodo mafioso. Questo è il secondo processo che si tiene dopo che la Corte di Cassazione aveva annullato la sentenza della Corte d'Appello che aveva stabilito l'assoluzione per Michele Senese.
"Il boss della camorra romana"
Secondo quanto emerso dalle indagini, Senese – che per anni ha evitato il carcere fingendosi infermo di mente – continuava a dirigere dal carcere le attività criminali della famiglia. Uno dei metodi usati era quello di scambiarsi le scarpe col figlio, nelle quali venivano scritti i messaggi. Uno degli arrestati nell'ambito dell'inchiesta aveva definito Michele Senese‘il capo di Roma': "Cioè, qui stiamo parlando de… che è il capo di Roma! No il capo di Roma, il capo…il boss della camorra romana!!! Comanda tutto lui!!", diceva, non pensando di essere intercettato dai carabinieri.
Senese e l'omicidio di Diabolik
Il nome di Michele Senese, già in carcere per aver ucciso Giuseppe Carlino il 10 settembre 2001 a Torvaianica, è finito anche nelle pagine dell'inchiesta dell'omicidio di Fabrizio Piscitelli. Una delle ipotesi degli inquirenti è che ci sia lui dietro l'assassinio di Diabolikpunito con la morte proprio per aver voluto allargarsi e prendere possesso delle piazze di spaccio romane. ‘Un'alzata di testa' che non sarebbe piaciuta al boss, che con quell'omicidio avrebbe voluto dimostrare una volta per tutte chi comanda a Roma.