Michela Andretta è morta in clinica a 29 anni dopo un intervento per angioma: cos’è successo
Michela Andretta è morta a 28 anni in seguito a un intervento chirurgico per l'asportazione di un angioma dietro l'orecchio sinistro. Niente di grave e un'operazione che viene definita di routine. Invece la ragazza è morta per complicazioni sopraggiunte in sala operatoria alla clinica Fabia Mater di Roma in zona Prenestina.
I familiari hanno presentato una denuncia alle forze dell'ordine e adesso si attende l'esito dell'autopsia sul cadavere della 28enne per stabilire con esattezza i motivi del decesso. Stando a quanto dichiarano i parenti, Michela non avrebbe avuto problemi di salute o allergie particolari.
Come ricordato, un intervento per l'asportazione di un angioma, una lesione benigna della pelle, è un intervento di routine che può essere eseguito anche in ambulatorio, senza ricorso a ricovero ospedaliero. Non è possibile stabilire, attualmente, se e in che modo Michela potesse essere salvata, ma certamente la clinica Fabia Mater, come altre strutture cliniche private, non dispone di reparto di rianimazione. Significa che quando si verificano complicazioni come nel caso della 28enne, il paziente deve necessariamente essere trasportato d'urgenza in un'altra struttura sanitaria che dispone di reparto di terapia intensiva.
Tantissime cliniche private della Capitale non hanno un reparto d'urgenza e ciò è del tutto legale e consentito dalla legge. Ovviamente, in queste strutture private si eseguono interventi chirurgici più o meno complessi, come quello a cui è stata sottoposta Michela Andretta. Come detto, attualmente è impossibile stabilire se la ragazza potesse essere salvata con un immediato trasferimento in terapia intensiva, ma certamente si tratta di un dato che i medici legali prenderanno in considerazione nei loro rilievi tecnici.
"Per i parenti Michela era una ragazza sana, nel pieno della giovinezza, innamorata della vita. È difficile parlare con loro anche per me in queste ore, faticano a parlare. Qualche parola e scoppiano subito a piangere. Sono increduli e nello sconforto. Non riescono a capacitarsi", ha dichiarato al Messaggero l'avvocata Marina Colella.