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Mega navi da crociera a Fiumicino: tutto quello che non torna sul progetto del nuovo porto privato

Come può una concessione di un porto turistico destinato a ospitare imbarcazioni di medie e piccole dimensioni, trasformasi in un approdo per mega navi da crociera? E cosa c’entra il nuovo porto privato della Royal Caribbean con il Giubileo del 2025? Che bisogno c’è di un nuovo porto se a due chilometri è già in costruzione un nuovo approdo pubblico? Sono tante le domande e i dubbi che si addensano sul progetto del nuovo porto privato di Fiumicino, non ultimo l’impatto ambientale.
A cura di Valerio Renzi
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Dal Partito Democratico al centrodestra tutti uniti per dare a Fiumicino un nuovo porto crocieristico privato. Per l'ennesima volta nella storia urbanistica del nostro paese, uno strumento pensato per la gestione di un grande evento (in questo caso il Giubileo del 2025), viene utilizzato per accelerare l'atterraggio su un territorio di una grande opera, con il rischio di forzare regole e trasparenza.

Ma andiamo con ordine: il Royal Caribbean Group vuole un porto privato, e lo vuole in centro Italia. È il 24 febbraio del 2022 quando, mettendo sul piatto più di 11 milioni di euro, la società statunitense si aggiudica all'asta la concessione che fu della società Iniziative Portuali, e si candida a costruire il nuovo porto turistico di Fiumicino. L'idea è quella di un porto dove possano essere parcheggiate le maxi navi da crociera della Carribean, le più grandi del mondo.

Ora il comune di Fiumicino si appresta a concedere l'area per novant'anni alla, mentre deve ancora arrivare la Valutazione d'Impatto Ambientale, su cui si aspetta una risposta dal Ministero della Transizione Ecologica.

Ma sono molti i dubbi che si addensano sull'operazione, sollevati prima di tutto dai comitati del territorio, e dalle associazioni che si occupano di tutela ambientale e del paesaggio come Italia Nostra.

Prima di tutto: l’attuale concessione, acquisita da Royal Caribbean dal Tribunale fallimentare e autorizzata dal Comune di Fiumicino, ha per scopo, uso e destinazione la realizzazione di un porto turistico destinato a ospitare imbarcazioni di medio e piccole dimensioni, non certo mega navi da crociera di ben altro impatto in termini ambientali e idrogeoloci considerato gli enormi quantitativi di fondale marino da dragare per assicurare l’accesso e l’ormeggio delle navi da crociera. Oltre a servizi tecnico nautici, di safety e security da assicurare.

E questo non è un fatto di poco conto: la competenza delle concessioni portuali è in capo alla Regione Lazio, che può demandare ai comuni costieri la gestione di porti turistici e le concessioni balneari, come in genere avviene, ma non può delegare la gestione delle concessioni marittime per quanto riguardo i porti crocieristici.

In secondo luogo l'utilizzo dello strumento del dpcm governativo sul Giubileo appare come una evidente forzatura. Il porto crocieristico, laddove si arrivasse in fondo con l'operazione, non sarebbe mai pronto per il 2025: se tutto andasse come immaginato (ed è difficile) le banchine non sarebbero pronte prima dell'ottobre del 2025. A cosa serve allora? Ovviamente dà occasione alla politica di presentare un risultato in più ai cittadini da associare all'Anno Santo, ma soprattutto consente procedure più veloci e semplificate.

Una terza criticità evidente è il fatto che a soli due chilometri dal porto della Royal Caribbean, la l’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno centro-settentrionale, che gestisce il Porto di Civitavecchia e che è al 100% pubblica, ha già avviato con un investimento di 36 milioni di euro un porto per crociere e traghetti.

Tanti poi sono i dubbi sull‘impatto ambientale. Un porto destinato all'ancoraggio delle Grandi Navi, in questo caso le navi più grandi del mondo, ha di per sé un grande impatto inquinante. Se a questo aggiungiamo che la zona prescelta per la costruzione del porto, quella di Isola Sacra, si trova proprio alla foce del Tevere, i dubbi aumentano. È una zona infatti fragile dal punto di vista ambientale, e dove si accumulano tonnellate di detriti portati dal fiume che dovranno essere continuamente rimossi. Già in epoca romana il porto di Traiano e Claudio aveva gli stessi problemi, non potrà che accadere ancora.

Contrarie tutte le associazioni ambientaliste dal WWF alla Lipu, che temono l'impatto su aree marine e faunistiche. Sul versante politico in parlamento sono arrivate interrogazioni del Movimento 5 Stelle e di Alleanza Verdi Sinistra, mentre il PD sul territorio appare spaccato e dal partito a livello nazionale non arriva nessuna indicazione.

Oggi alla Pisana si riunirà la Commissione speciale “Giubileo 2025” per discutere proprio dell'iter del porto crocieristico. A parlare ci sarà  Galliano Di Marco, "nella sua qualità di amministratore delegato di Fiumicino Waterfront srl", la società di proprietà della Caribean.

Vale la pena notare come neanche alla Regione Lazio sembrano essersi accorti del porto, sollevando ulteriori dubbi e perplessità sulla bontà e legittimità dell’operazione visto che la Regione, visto che recentissimo Piano dei Porti della Regione approvato con delibera di Giunta Regionale n. 757 del 24/11/2023 e in attesa di essere portato all’attenzione del Consiglio Regionale per la definitiva approvazione, non c'è traccia del nuovo porto per navi da crociera.

"Il porto privato va fermato, siamo ancora in tempo a fronte di un iter fatto male e pieno di forzature", spiega Claudio Marotta, consigliere regionale di Verdi e Sinistra. "Quale modello di sviluppo vogliamo per Roma e la Regione Lazio? Noi siamo convinti che le maxi navi da crociera non siano un'opportunità di crescita per il territorio. – prosegue – Un turismo mordi e fuggi diretto verso la Capitale scaricando i costi sul litorale. Un modello di sviluppo che inquina, è insostenibile e rischia di devastare un intero tratto di costa e territorio. È incomprensibile perché dobbiamo regalare per un secolo un porto a una multinazionale privata, mentre le grandi capitali europee fuggono dal turismo crocieristico. C'è poi un enorme problema democratico, per un progetto che i cui sponsor politici bipartisan vogliono  accelerare a tutti i costi".

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