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Medici in protesta: “Il sistema sanitario sta per morire, entro il 2030 il 43% andrà in pensione”

Il 43% dei medici entro il 2030 andrà in pensione: sono quasi 49mila. “Il sistema sanitario pubblico non ci sarà più, mancano investimenti e assunzioni.
A cura di Beatrice Tominic
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"Soccorrere la sanità", uno dei manifestanti oggi a piazza Santi Apostoli a Roma.
"Soccorrere la sanità", uno dei manifestanti oggi a piazza Santi Apostoli a Roma.

Sono scesi in piazza questa mattina i medici e gli infermieri di numerose sigle sindacali, preoccupati per la situazione che sta vivendo il Sistema Sanitario Nazionale. "Siamo talmente pochi che non ci possiamo più ammalare, siamo costantemente sopra orario e gli straordinari non vengono pagati – ha denunciato l'anestesista Alessandra Spedicato – D'estate non possiamo andare in ferie per non lasciare gli ospedali sguarniti"

Oggi mancano 10mila fra medici e dirigenti sanitari ed entro il 2030 ne andranno in pensione quasi 49mila: "Si tratta del 43% degli attuali medici", ha sottolineato Andrea Filippi, segretario nazionale Funzione Pubblica Medici CGIL.

Le richieste dei medici in piazza

"Siamo qui per provare a salvare quel Servizio Sanitario Nazionale Pubblico e universale di cui i cittadini hanno potuto usufruire grazie alla riforma del 1978 che invece negli ultimi 30 anni è stato progressivamente smantellato – ha continuato Filippi – Il fondo sanitario nazionale è stato definanziato e il personale è stato ridotto: oggi il governo continua a proporre di definanziare e di favorire, con la flat tax, contratti libero professionali". Ma mancano gli investimenti: "Noi siamo molto chiari, facciamo richieste semplici: assumere e avviare un piano assunzionale straordinario; sbloccare un tetto di spesa per il personale, anche fosse per qualche anno appena, il tempo necessario per arrivare a regime".

Servizio sanitario nazionale a rischio

In queste condizioni la sanità nazionale rischia il collasso: "Sappiamo tutti che la finanziaria era bloccata e più di questo non poteva essere fatto. A Meloni però mi sento di dire se ancora vuole garantire un servizio sanitario pubblico ai cittadini, da adesso in avanti qualcosa deve cambiare", ha dichiarato Cristina Cenci, medica internista.

"I soldi che sono stati stanziati per la sanità pubblica sono sempre meno e insufficienti – ha continuato Spedicato – Noi siamo medici, siamo molto stanchi, non riusciamo a reggere più turni di lavoro, siamo costantemente sotto organico e facciamo quasi prima a licenziarci e andare a lavorare nel privato dove potremmo scegliere i nostri turni di lavoro, essere pagati di più e magari riuscire a conciliare meglio la nostra vita personale con la nostra vita professionale".

Le condizioni di lavoro insopportabili

La condizioni lavorative ormai non sono più sopportabili: "C'è una fuga del personale medico e di infermieri – ha aggiunto Miriam Pastorino, neuropsichiatra infantile – Nella mia giornata mi accorgo di non poter dare le cure adeguate a tutti i pazienti che lo richiedono. Andiamo in burnout e siamo davvero preoccupati perché non riusciamo a dare le risposte ai cittadini: è questa la cosa che per noi è più drammatica".

Anche gli spazi sono sempre meno: "Non sappiamo più dove mettere i pazienti. I cittadini non trovano dove curarsi, non trova la risposta al suo bisogno di salute – ha ribadito Cenci – Aperto h24 c'è solo il pronto soccorso, vanno tutti lì ed è sempre ingolfato. Se non cambia nulla, il sistema sanitario pubblico non ci sarà più, sarà morto".

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