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Medici in fuga verso Abu Dhabi e Dubai a 20mila euro al mese: “Ci strapagano e c’è meritocrazia”

Ettore Piero Valente, ortopedico, è tra i medici italiani che ha ricevuto la proposta dagli Emirati Arabi Uniti di andare a lavorare ad Abu Dhabi e a Dubai. “Ho rifiutato per stare vicino alla mia famiglia in Italia, ma capisco i giovani colleghi che se ne vanno”.
A cura di Alessia Rabbai
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Il dottor Ettore Piero Valente
Il dottor Ettore Piero Valente

"Come medico ortopedico sono stato contattato a sessantadue anni direttamente dal Governo degli Emirati Arabi Uniti, con la proposta di andare a lavorare ad Abu Dhabi o a Dubai, non solo per esercitare la professione, ma anche per insegnare all'università". A parlare è Ettore Piero Valente, medico chirurgo, specialista in ortopedia e traumatologia a Roma, dalla formazione ed esperienza internazionale, che ha lavorato diciassette anni nel settore sanitario pubblico e quattro nel privato. Ha raccontato la sua storia a Fanpage.it e perché, nonostante le criticità e i limiti di fare il medico in Italia, ha scelto restare: "Il cosiddetto fenomeno-Arabia nei giovani medici non è solo per la promessa dei 20mila euro".

"Resto in Italia per la famiglia, ma capisco i giovani medici che se ne vanno"

"Sono andato negli Emirati Arabi a rendermi conto di come sarebbe cambiata la mia carriera professionale e il mio futuro, la proposta era allettante, sia in termini di attività che avrei svolto, che di remunerazione, ma ho messo sull'altro piatto della bilancia tante cose, come la vicinanza con la mia famiglia e lo stile di vita e ho scelto di non trasferirmi per lavoro. Però capisco i giovani medici italiani, che hanno forti ambizioni, obiettivi di crescita e voglia di esprimersi al meglio nella loro professione, avendo anche a disposizione delle tecnologie di ultima generazione".

"Stipendio e meritocrazia, perché i giovani medici vanno all'estero"

Nato in Italia e vissuto sedici anni negli Stati Uniti, il dottor Valente ha spiegato cosa spinge i medici a lasciare l'Italia, per andare a lavorare nei Paesi Arabi. "Il motivo non è solo lo stipendio, ma anche il malpractice, la burocrazia italiana nell'abito sanitario, che rallenta il lavoro, una busta paga indecente e la pressoché assenza di meritocrazia. I medici italiani sono molto bravi e il mondo ce li invidia, ma devono essere messi nelle condizioni di lavorare al meglio, con un adeguato compenso, un lavoro fluente, dedicandosi al paziente e senza la costante paura di essere denunciati e coinvolti in procedimenti giudiziari. Anche nell'ambito della diagnostica ci sono giovani medici molto bravi a fare diagnosi, ma che spesso non hanno a disposizione l'adeguata strumentazione".

Roma e Lazio primi per medici in fuga verso i Paesi Arabi

A Roma e nel Lazio da inizio 2024 sono emigrati nei Paesi Arabi – Arabia Saudita, Emirati e Qatar – dalla sanità di Roma e e del Lazio 1252 professionisti di settore tra medici (810), infermieri (389) e tecnici (53). Il Lazio è la prima regione d'Italia per il cosiddetto fenomeno-Arabia, con oltre tre quarti del totale nazionale degli espatri nell'ambito della sanità. "Roma in particolare è al 72 per cento – spiega Foad Aodi, il presidente dell'associazione medici stranieri in Italia (Amsi) – di camici bianchi in fuga d'Italia. A perdere d'interesse è specialmente il settore pubblico e in quanto al target, a fuggire via verso i Paesi del Golfo sono specialmente i medici giovani, che sognano una carriera basata sulla meritocrazia. Per quanto riguarda invece le aree maggiormente coinvolte sono emergenza, pronto soccorso, terapie intensive e rianimazioni. Ciò che serve è una maggiore attenzione da parte della politica".

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