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Giubileo 2025

Mazzette e risparmio sull’asfalto al Comune di Roma, come funzionava la presunta corruzione

L’inchiesta sugli appalti pilotati per il rifacimento stradale di Roma anche in vista del Giubileo 2025, in cui è indagato l’imprenditore Mirko Pellegrini, vede mazzette e favori per nascondere le irregolarità e lavori a risparmio sull’asfalto. L’indagine è per corruzione, turbativa d’asta e frode in pubbliche forniture e riguarderebbe anche i fondi del Giubileo 2025.
A cura di Alessia Rabbai
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Mazzette sugli appalti per il rifacimento stradale e risparmio sull'asfalto. È quanto emerge dall'inchiesta del Comando provinciale della Guardia di Finanza al Comune di Roma, coordinata dalla Procura della Repubblica con il pubblico ministero Lorenzo Del Giudice, nella quale compaiono i nomi di cinque indagati, tre funzionari e due agenti della polizia stradale. Tra gli indagati c'è l'imprenditore Mirko Pellegrini, "dominus" del Gruppo societario a lui stesso riconducibile. Da stamattina i militari delle Fiamme Gialle hanno perquisito gli uffici del dipartimento Lavori Pubblici, in via Luigi Petroselli, abitazioni, gli uffici degli indagati, la sede legale di una banca e una filiale.

I finanzieri hanno sequestrato personal computer, tablet, smartphone, ed altri supporti elettronici, che potrebbero contenere documenti, agende, scritti, contabilità clandestina, contratti, scritture private, oggetti, dati, informazioni, programmi informatici, tutto materiale potenzialmente utile alle indagini. L'inchiesta è per per corruzione, turbativa d'asta e frode in pubbliche forniture sugli appalti per il rifacimento del manto stradale, con al centro un giro di tangenti e anche fondi per il Giubileo 2025.

Come funzionava l'associazione per delinquere di Mirko Pellegrini

Al centro dell'inchiesta c'è l'imprenditore Mirko Pellegrini, difeso dall'avvocata Matilde Sacchi. Per la Procura avrebbe messo in piedi un'associazione per delinquere come promotore, organizzatore e capo dell’associazione, "dominus" del Gruppo societario a lui stesso riconducibile, attraverso un'ampia rete di società. Tra queste ci sono ‘La Fenice s.r.l.', ‘Ellepi s.r.l.', ‘Cogefen s.r.l.', ‘L.d.p. Strade s.r.l.', ‘Road 95 s.r.l.s'. le quali erano legalmente rappresentate da prestanome, ma in realtà erano tutte direttamente riconducibili all'imprenditore.

Dalla consultazione della banca dati Portale dei dati aperti dell'Autorità Nazionale Anticorruzione sul conto della Fenice S.r.l, risultano 75 procedure, per un valore totale di oltre 92 milioni di euro, di cui 46 con Roma Capitale per un valore di oltre 72 milioni di euro. Tra le ipotesi di reato si configurano turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture, corruzione, riciclaggio ed autoriciclaggio in concorso.

Come venivano stipulati i contratti d'appalto

I contratti d’appalto per lavori di asfaltatura per Roma Capitale ed altri enti pubblici venivano stipulati in maniera illecita, con documentazione contabile falsa. Nelle gare per gli appalti si candidavano società amministrate da prestanome, ma in realtà erano riconducibili al gruppo associativo. Le offerte presentate in gara erano di fatto formate da un’unica struttura amministrativa, in questo modo veniva penalizzata la libera concorrenza. Le società appartenenti al "gruppo" di cui era a capo Pellegrini hanno partecipato a numerose procedure di gara, che nella maggior parte dei casi hanno avuto come controparte Roma Capitale, per importi di circa 100 milioni di euro.

Lavori "a risparmio" con materiale scadente

Una volta ottenuti gli appalti i lavori venivano fatti "a risparmio": nei cantieri, ad esempio in viale della Serenissima, via della Magliana, piazzale De Bosis, è stato utilizzato materiale di scarsa qualità o addirittura scadente e il manto stradale non è stato realizzato con le modalità e lo spessore necessario per evitare che con il passare di poco tempo si rovini di nuovo e compaiano buche. Lavori che venivano svolti con la complicità e il concorso di altre persone.

Le mazzette e i favori per nascondere le irregolarità

Per nascondere le irregolarità sugli interventi di rifacimento e asfaltatura del manto stradale fatti l'imprenditore avrebbe dato mazzette o promesso favori ai dipendenti pubblici che avrebbero dovuto controllare, ossia affinché omettessero l’adozione di atti d’ufficio.

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