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Mazzette e prosciutti interi: così corrompevano vigili e funzionari per evitare i controlli

I particolari sull’indagine che ha portato ai domiciliari i titolari di uno studio tecnico e un vigile urbano. Nei guai anche un dirigente del VII Municipio e altri due agenti della Locale. Tra i beneficiari dei “servizi” anche Angelo e Simonetta Casamonica.
A cura di Redazione Roma
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Epicentro della rete di corruttela era uno studio tecnico retto da marito e moglie, entrambi finiti agli arresti domiciliari. Rivolgendosi ad esso i titolari di ristoranti ed esercizi commerciali riuscivano a eludere i controlli della Polizia Locale in cambio di regali e vere e proprie mazzette, in genere di 200 o 400 euro. Uno degli scambi è stato anche documentato in un video nel corso delle indagini portate avanti dagli uomini della Guardia di Finanza. A volte invece dei contanti andavano bene anche pagamenti in generi alimentari, come nel caso di un prosciutto intero finito nelle mani di un agente per chiudere un occhio. Ai domiciliari anche un "pizzardone". Nell'inchiesta sono rientrati anche un funzionario del VII Municipio, e altri due agenti della Polizia Locale, tutti e tre per il momento sospesi dai loro ruoli.

L'inchiesta, titolare della quale è il pm Carlo Villani, ipotizza l'esistenza di una vera e propria associazione a delinquere costituita dai soggetti inquisiti, dedita al peculato, al falso in atto d'ufficio e alla corruzione. L'inchiesta ha preso il via dalla scoperta della violazione di diverse regole urbanistiche in un albergo, un parcheggio e un ristorante. Tentando di capire perché nessuno se ne fosse accorto nonostante i controlli disposti, la procura è risalita al ruolo dello studio tecnico e le indagini hanno portato alla luce il sistema di corruzione di cui avrebbero usufruito anche Angelo e Simonetta Casamonica per "sistemare" alcuni abusi in immobili di loro proprietà. Diverse le tariffe a seconda dei servigi offerti: c'è chi chiedeva di far finta che i tavolini sul suolo pubblico rispettassero le regole, e chi non voleva proprio rimuovere l'insegna abusiva del negozio e così via.

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