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Massacrata di botte dal marito, muore 15 giorni dopo. I giudici: “Nessuna correlazione”

Nessuna causalità fra la morte della 39enne e il pestaggio avvenuto 15 giorni prima: questa l’opinione dei giudici che hanno condannato l’uomo a 9 anni per maltrattamenti e lesioni aggravate.
A cura di Beatrice Tominic
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"Papà picchia la mamma e io non posso farci niente", aveva detto la figlia della coppia ad un'amica. A quindici giorni dall'ennesimo massacro, dopo essere stata trasportata in ospedale, la donna è morta. Aveva 39 anni. Per quanto accaduto alla trentanovenne, dalle botte nella notte di Capodanno alla morte il 15 gennaio 2021, si è aperto un processo a carico del marito, suo coetaneo. Secondo l'accusa, le aggressioni subite sarebbero avvenuto reiteratamente e in più momenti tanto da provocarle lesioni personali consistite in traumi ecchimotico-escoriativi diffusi dai quali, in concorso con l'aggravarsi delle patologie della persona offesa riscontrate in sede autoptica, derivava il decesso della stessa.

Secondo la versione dell'accusa, le botte ricevute avrebbero contribuito ad aggravare le condizioni di salute della donna, fino ad ucciderla. Per i giudici, però, non c'è l'aggravante di aver provocato la morte della donna. Processato per maltrattamenti e lesioni aggravate, come riporta il Messaggero, è stato condannato a 9 anni.

Botte e decesso: per i giudici nessuna causalità

Nonostante quanto dichiarato dichiarato dalla pm nella requisitoria, con la quale chiedeva una condanna a 19 anni, i giudici non hanno riscontrato alcuna causalità fra le botte ricevute nella notte di Capodanno e la morte avvenuta 15 giorni dopo. "Le condanne sono coerenti e proporzionate", ha dichiarato l'avvocata di parte civile che difende la figlia minorenne della coppia di coniugi. Sulla correlazione fra il pestaggio e il pestaggio, però, ha spiegato che il nesso qualora ci fosse, sarebbe difficile da dimostrare in aula perché correlato a fattori strettamente tecnici. "La nostra priorità ora è tutelare la bambina", ha poi concluso: nei confronti della piccola è stata sospesa anche la responsabilità genitoriale e gli è stato imposto il pagamento di una provvisionale di 100mila euro per la bimba.

I maltrattamenti e le minacce di morte

Da anni la trentanovenne era costretta a farsi curare in ospedale le ferite lasciate dal marito. La prima volta era avvenuto nel 2018, con un trauma cranico con ematoma per cui era stata operata. "Le aggressioni erano continue, violenza fisica e psicologica, ma il marito non diceva mai che era stato lui", hanno detto in aula alcuni testimoni.

Frequenti anche le minacce di morte e di portare via la bambina, cosa avvenuta nel 2020: fra le accuse anche quella di sottrazione di minore, per aver portato la figlia di sei anni a vivere in Romania contro la volontà di sua madre. Nel 2021 l'episodio culminante: isolata da amici e parenti, spesso ubriaca, l'ha massacrata di botte. Ed è morta, due settimane dopo.

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