“Mascotte Luce del Giubileo è marketing, porterà soldi al Vaticano”: l’analisi del sociologo Introvigne
È già polemica per Luce, la nuova mascotte del Giubileo del 2025, presentata lunedì 28 ottobre scorso, che viene definita troppo poco "religiosa" con il suo stile che sembra preso direttamente dai manga giapponesi. Fanpage.it ne ha parlato con il professor Massimo Intovigne, sociologo delle religioni e consulente in materia di proprietà industriale, specializzato in proprietà intellettuale.
Professore, subito dopo la presentazione della mascotte sono nate le prime polemiche per cui toglierebbe attenzione ai temi, ben più importanti, che sono al centro del Giubileo. Lei che ne pensa?
Certi attacchi sono esagerati. È una operazione di marketing e come tale va presa. Credo che il Vaticano abbia voluto fare due operazioni legate tra esse: creare una proprietà intellettuale proteggibile, in modo che se saranno realizzati dei falsi potranno intervenire le forze dell’ordine, e provare a vendere un po’ di gadget. Con quello che costerà il Giubileo si tratta di un'operazione che aiuterà il Vaticano a rientrare dei cospicui costi dell’evento. È una cosa che non fa male a nessuno e che non mi scandalizza.
Ma a lei la mascotte piace?
Non mi entusiasma, ma neppure mi straccio le vesti. Ho visto la presentazione in Vaticano e neppure la faccia di monsignor Rino Fisichella mi sembrava soddisfatta…
Si parla di un Giubileo e si presenta una mascotte, come se si fosse alle Olimpiadi. In tutto questo, Gesù dov’è?
È giusto tenere separata la religione dal marketing. Se avessero ideato un Gesù Bambino paffuto e sorridente come mascotte dal vendere nei negozi ci sarebbero state altrettante polemiche, forse addirittura maggiori. Capisco l’obiezione per cui la mascotte poteva essere più "religiosa", ma una "mascotte religiosa" avrebbe sconfinato nel kitsch. Tenere separati la mascotte e Cristo è stata la cosa migliore.
Invece abbiamo una bella bambina vestita da pellegrina e con le scarpe sporche di fango. Ma le piace o no?
È un’immagine che richiama la figura femminile, è interessante. Tuttavia è un chiaro prodotto di un’agenzia pubblicitaria, io non la caricherei di significati né starei a chiamare un consesso di filosofi per discutere della mascotte del Giubileo. Tra l’altro spesso le mascotte sono orride, pensiamo solo a quella delle Olimpiadi di Parigi. Eppure le mascotte, sorrette dal marketing, vendono molto perché un buon marketing fa vendere tutto. Questo perché l’oggetto in sé perde importanza quando viene caricato di significati, che colpiscono la gente.
Questa mascotte sembra fatta apposta per provare a richiamare i giovani, che sono sempre più distanti dalla Chiesa. D’altronde l’ultimo Giubileo, quello della Misericordia, è stato un clamoroso flop.
È una immagine dal gusto giovanilistico, può piacere forse agli ascoltatori di certe radio, ma non credo che il pubblico del Giubileo la capisca. Diciamoci la verità: non saranno i giovani ad essere richiamati a Roma, ma arzille signore attempate, per non dire “le vecchiette”. La mascotte non servirà a richiamare gruppi di giovani… anche per questo io non farei questa storia più grande di quello che è.