Martina Scialdone uccisa dall’ex, il fratello: “Si è spenta tra le mie braccia, sono morto con lei”
"Martina quella sera mi ha detto che avrebbe incontrato Costantino, perché voleva chiudere definitivamente la relazione con lui. Alle 23.09 ho ricevuto una sua chiamata, mi ha chiesto se potevo andarla a prendere, aveva un tono agitato. Alle 23.12 ero appena uscito dal portone, mi ha richiamato dicendomi: non ti preoccupare, torno a casa da sola. Non mi sono fidato e le ho detto che stavo arrivando al ristorante". Sono le parole del fratello di Martina Scialdone, l'avvocata trentacinquenne uccisa dall'ex Costantino Bonaiuti la sera dello scorso venerdì 13 gennaio davanti a un ristorante in zona Tuscolana a Roma. Alla trasmissione Mediaset Pomeriggio Cinque condotta da Barbara D'Urso ha raccontato quanto accaduto, quanto ha visto come testimone oculare del femminicidio della sorella. Le sue parole sono state affidate ad un attore.
"Quando sono arrivato davanti al ristorante li ho trovati che stavano litigando. Mia sorella è entrata in macchina per cercare le chiavi di casa, lui la tratteneva per un braccio. Mi sono messo in mezzo cercando di dividerli. Nel momento in cui ci sono riuscito, lui ha tirato fuori la pistola e ha sparato. Eravamo a un metro e mezzo di distanza l'uno dall'altro, non ho fatto in tempo a regire. Ha puntato la pistola all'altezza del petto e l'ha presa tra il torace e la spalla. Ho chiesto aiuto, mentre si accasciava a terra, ho cercato di mantenerla cosciente. Poi l'ho abbracciata e ho capito che era finita. Sono rimasto lì, con mia sorella tra le braccia, mi sono sentito morire con lei".
L'avvocato di parte civile: "È stata uccisa, non c'è alcun errore"
L'avvocato difensore di Bonaiuti, Fabio Taglialatela, ha spiegato che rispetto al gesto compito dal suo assistito mancherebbero gli indizi di colpevolezza e premeditazione: "Voleva suicidarsi – ha spiegato – c'è stato un errore". Il legale ha presentato l'istanza di Riesame contro la misura cautelare scattata per Bonaiuti. Il legale di parte civile Mario Scialla, che assiste la famiglia Scialdone, non ha dubbi sul fatto che si sia trattato di un femminicidio e che non c'è alcun errore: "Il colpo era ben centrato, ben calibrato, sparato da chi ha una dimistichezza, capacità, abilità, che ha colpito nel punto preciso".