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Marta, che ha denunciato l’ex: “Botte e stupri, a casa cercava tracce di sperma sui miei vestiti”

Fanpage.it ha intervistato Marta, la ragazza che ha accusato il suo ex, in passato candidato con Forza Italia alle comunali, di averla stuprata e picchiata numerose volte. “Mi sono svegliata con le mani al collo, ho cominciato a urlare. Lui mi ha dato un cazzotto dietro la schiena, mi ha fatto venire il livido”. La giovane è supportata dall’associazione Bon’t Worry.
A cura di Natascia Grbic
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"Ci siamo conosciuti a settembre 2021 in campagna elettorale. Lui mi aveva raccontato di alcune esperienze con la ex analoghe alle mie, anche lei lo ha accusato di violenza. Sin dalle prime volte che siamo usciti sembrava essere uno che sapeva ciò che voleva. Solo dopo ho capito che sapeva ciò che volevo io, ed è così riuscito a convincermi di essere l'uomo perfetto per me". Fanpage.it ha contattato Marta (nome di fantasia, N.d.R.), la ragazza che ha accusato il suo ex, Valerio Cirillo, di stupro e aggressione. La giovane si trova adesso in una casa famiglia, sta seguendo una terapia, e ha deciso di denunciare il ragazzo agli agenti della polizia di stato del commissariato Aurelio. È supportata dall'associazione Bon't Worry, onlus che si occupa di tutelare le donne vittime di violenza di genere, e che le sta offrendo supporto psicologico e legale. Le indagini sono ancora in corso. Valerio ha il braccialetto elettronico e il divieto assoluto di avvicinarsi a Marta. "Ho paura, non mi sento al sicuro – spiega – i suoi genitori non hanno ricevuto nessuna misura. E temo le loro reazioni".

Marta racconta l'inizio della sua storia con il ragazzo e il momento in cui tutto è cambiato. "Faceva il rappresentante di lista della Lega ma non aveva un impiego. Mi voleva accompagnare e venire a riprendere al lavoro tutti i giorni. Una volta ha visto che stavo parlando con un collega. È allora che sono cominciate le violenze". Marta spiega che Valerio le ha letto i messaggi mentre stava dormendo. "Mi ha preso il dito e ha sbloccato il telefono. Ha trovato una chat con il mio collega in cui parlavamo di cose banali, secondo lui era un flirt ma non era assolutamente vero. E ha dato di matto". Il ragazzo avrebbe preso una monetina di plastica chiedendole di fare un gioco. "Diceva che quella era la moneta della verità. Gli ho detto di smetterla, avevo sonno, lui mi faceva domande assurde su come mi chiamavo, quanti anni avevo. Data la stupidità di quelle domande non rispondevo in modo sensato. Mi ha detto che ero posseduta dal demonio, mi ha bloccato le braccia e costretta a dire il Padre Nostro. Ho cercato di scappare ma mi ha chiusa in casa e ferita con una stufa che mi ha lanciato contro. Mi ha presa a pizze e pugni in testa. E poi mi ha costretta ad avere un rapporto sessuale perché diceva che doveva sentirmi sua".

Da quel giorno per Marta è cominciato l'incubo. "Faceva sempre discorsi misogini. Dovevo pulirgli le mutande, cucinare. Diceva che dovevo smettere di lavorare ma allo stesso tempo lui non aveva nessun impiego. Mi ha comprato dell'intimo nuovo perché sosteneva che con lui dovevo essere pulita. Quando tornavo a casa dovevo fargli vedere e annusare gli slip perché voleva controllare non ci fossero tracce di sperma. Dovevo registrarmi quando ero a scuola per dimostrargli che non lo tradivo, ma sentiva lo stesso coiti che non c'erano". Poco dopo l'inizio della relazione, Marta è rimasta incinta, ma la gravidanza non è andata a buon fine. "La notte prima del raschiamento mi ha picchiata davanti a sua madre. Aveva avuto degli attacchi spaventosi, allora l'avevo chiamata per chiederle di portarlo via, ma non c'è riuscita. Ha quindi deciso di rimanere con noi e dormire sul divano. A un certo punto mi sono svegliata con le mani al collo, ho cominciato a urlare. Lui mi ha dato un cazzotto dietro la schiena, mi ha fatto venire il livido".

In un'occasione Marta sarebbe stata trattenuta a casa di Valerio contro la sua volontà. "Avevamo avuto una forte lite in macchina, mi ha preso a cazzotti e calci. Sono arrivati i genitori, io ho detto che volevo tornare a casa mia ma mi hanno fatto salire in macchina con loro. A casa mi hanno chiusa in una stanza e mi hanno dato una camomilla con delle pillole". In tutti questi mesi Marta ha avuto contatti sporadici con i suoi genitori. "Mia madre voleva vedermi ma senza di lui. Valerio mi ha allontanato da lei, avevo chiuso i rapporti con tutti. Poi sono riuscita ad aprirmi e denunciare. A tutte le donne che subiscono violenza voglio dire che non è colpa loro: bisogna dare retta a se stesse, guardarsi dentro e riconoscere i campanelli d'allarme, che ignoriamo perché pensiamo di non essere abbastanza. Ma non è così".

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