Marco in fin di vita dopo pestaggio a Londra: “Massacrato perché ha detto che doveva chiudere il pub”
"Stava lavorando come ogni sera al pub ristorante, erano in chiusura e ha chiesto a questa persona o queste persone di liberare i tavolini e le sedie per mettere a posto il locale. È stato aggredito senza alcun motivo da queste persone sicuramente alterate e ubriache: non potevano essere lucidi dato che lo hanno attaccato solo perché ha detto che doveva chiudere il locale".
A parlare è Bruno Romano, l'insegnante di kickboxing di Marco Pannone, il ragazzo di Fondi ridotto in fin di vita a Londra dopo un violento pestaggio. L'uomo conosce bene il ragazzo: lo ha visto crescere, per anni si è allenato nella sua palestra. Un ragazzo dall'indole pacifica e non rissosa, che non si sarebbe mai messo a discutere, soprattutto sul posto di lavoro. "È un ragazzo educato e gentile, non doveva capitargli una cosa del genere. Mi hanno detto che è stato aggredito alle spalle e che cadendo ha battuto la testa, ma ancora non si sa con precisione. La famiglia è andata subito a Londra, sembra gli stiano piano piano riducendo i farmaci per farlo uscire dal coma farmacologico".
"Marco sa difendersi – spiega Romano – Non era un attaccabrighe, ma avrebbe saputo gestire l'aggressione da parte di una sola persona. Per essere ridotto in quello stato devono averlo colpito in modo molto violento".
Marco vive a Londra da alcuni anni. Finora non gli era mai capitato di trovarsi in una situazione di questo tipo. "È la prima volta che sento una cosa del genere. In anni che abita lì non ha mai avuto problemi". Il giovane è ora ricoverato in ospedale, e si trova in coma. È stato sottoposto a un delicato intervento per salvarlo, e le sue condizioni sono ancora molto gravi. La famiglia è venuta a conoscenza di quanto accaduto tramite un messaggio su Facebook da parte di un amico di Marco, che li ha avvertiti di quanto successo.
Ha collaborato Lorenzo Sassi