Marco Bianchi prima dell’omicidio di Willy picchiò un 22enne per un apprezzamento a una ragazza
Marco Bianchi è imputato per aver picchiato un uomo a Valletri prima dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte. Come riporta La Repubblica il processo per il pestaggio del giovane africano è stato posticipato di nuovo, in quanto sarebbe stata dimenticata la traduzione di uno dei due fratelli Bianchi, detti gemelli per la loro somiglianza. Marco Bianchi, prima di finire in carcere come Gabriele, era un atleta di Mma, arti marziali miste, uno sport da combattimento a contatto pieno. Le sue performance sul ring gli avevano fatto ottenere il soprannome di ‘Maldito', con il quale tutti lo conoscevano. Il processo per l'aggressione non si è però potuto celebrare appunto per la mancanza della traduzione dell'imputato e il tutto è stato rinviato a gennaio 2023. Nell'udienza riprogrammata ad anno nuovo dovranno essere ascoltati i testimoni.
Marco Bianchi imputato per aver picchiato un 22enne
Marco Bianchi è imputato per aver picchiato un ventiduenne. Un episodio nel quale sarebbe coinvolto insieme a due gemelli di Velletri. La presunta violenza risalirebbe a maggio 2018 e la vittima sarebbe un ragazzo originario del Gambia. Secondo quanto ricostruito in sede d'indagine il pestaggio si è consumato in piazza Giuseppe Garibaldi, secondo l'accusa il ventiduenne gambiano avrebbe rivolto un apprezzamento nei confronti di una ragazza, a seguito del quale gli imputati si sarebbero scagliati contro di lui.
Marco Bianchi condannato all'ergastolo per l'omicidio di Willy
La vicenda sarebbe avvenuta oltre due anni prima dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, il ventunenne di Paliano massacrato di botte a Colleferro, per il cui delitto quattro persone sono finite a processo. Marco Bianchi che si trova ristretto nel carcere Mammagialla di Viterbo, insieme a suo fratello lo scorso luglio sono stati condannati in primo grado all'ergastolo. Oltre ai due fratelli ad essere imputati per omicidio sono Francesco Belleggia e Mario Pincarelli, condannati in primo grado rispettivamente a ventitré e ventuno anni. Per i giudici della Corte d'Assise, si legge nelle motivazioni della sentenza, gli imputati "avevano la percezione del concreto rischio che attraverso la loro azione Willy potesse perdere la vita, e nondimeno hanno continuato a picchiarlo".