Marco, 22 anni: “Mi hanno offerto 450 euro al mese per un full time in un bar di lusso al centro”
"Mi hanno spiegato tutta la storia del bar, tenendo particolarmente al fatto che fossero un locale di lusso. Avrei dovuto lavorare otto ore al giorno, sei giorni su sette. Alla fine del discorso motivazionale su quanto fosse bello quello che mi stessero offrendo, mi hanno comunicato che la paga era di 450 euro al mese".
Marco (nome di fantasia, ndr) è un ragazzo di ventidue anni. Vive a Roma, insieme ai genitori, e attualmente lavora part time in un bar. "Tra due mesi andrò a vivere da solo – ci spiega – non posso farlo con lo stipendio di adesso, quindi sto cercando un lavoro a tempo pieno".
La vicenda che ha visto protagonista Marco è stata resa nota dal giornalista Nico Piro, con un tweet diventato virale in pochissimo tempo. Ma la sua storia è uguale a quella di tanti giovani che oggi cercano lavoro: accanto a una narrazione dominante che vuole i ragazzi come degli scansafatiche senza voglia di lavorare, c'è una realtà fatta di contratti irregolari, paghe da fame e sfruttamento.
"Quello che mi proponeva questo bar di lusso, che si trova al centro di Roma ed è molto frequentato, è un contratto il cui stipendio va ad aumentare mese dopo mese – spiega Marco – I primi due avrei preso 450 euro, per poi arrivare dopo otto mesi a un massimo di 900 euro. Me lo stavano vendendo come fosse l'occasione del secolo, quando in realtà stiamo parlando di una paga misera per quaranta ore di lavoro a settimana, che di certo non mi permette di andare a vivere da solo. Prendo di più col part time di ora".
Marco ha rifiutato il posto di lavoro, e ha dovuto fare i conti con la delusione del titolare del bar. "Non capiva perché non volessi accettare – spiega – ma io non capisco come si fa anche solo a proporre una cosa del genere".
Anche negli altri bar e ristoranti in cui ha lavorato le esperienze non sono state edificanti. "Soldi non me ne hanno mai offerti, al massimo 650 euro al mese per un part time. E anche lì non è andata a finire bene". Cos'è successo?, gli chiediamo. "Dopo tre mesi che lavoravo lì come cameriere volevano farmi fare ‘il salto di qualità', come lo hanno chiamato loro. Mi hanno proposto di lavorare sette giorni su sette fino a settembre, dieci ore al giorno, per mille euro al mese. Ho rifiutato e mi hanno pure preso a parolacce, mi hanno insultato. Mio padre ogni tanto collaborava con loro, hanno smesso di chiamare pure lui per ripicca".
Non è stata diversa l'esperienza al call center, dove veniva pagato a seconda dei minuti che passava al telefono. "Non so nemmeno se fosse legale ma prendevo pochissimo, dopo un mese me ne sono andato". E adesso? "Sto pensando di tornare a fare il muratore – conclude Marco – è un mestiere che ho iniziato a fare appena finita la scuola, ma speravo di trovare altro. Mi vedo però costretto ad abbandonare la ristorazione, vivere così è impossibile". E i locali che lamentano di non trovare personale perché ‘i giovani non vogliono lavorare? "Io questi contratti da 1600 euro al mese non li ho mai visti in quattro anni che lavoro, e nemmeno i colleghi nella mia stessa situazione. Se li trovate chiamatemi".