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Covid 19

Mappa Ue del rischio Covid: il Lazio passa da verde ad arancione

La mappa europea del rischio Covid del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, aggiornata a oggi, ha visto il Lazio passare da zona verde ad arancione. Il cambio è dovuto all’aumento dei casi di coronavirus nella regione, che sono passati da poche decine al giorno a oltre 600.
A cura di Natascia Grbic
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A causa dell'incremento dei casi da coronavirus, il Lazio passa da verde ad arancione nella mappa europea del rischio Covid del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc). In arancione rientrano le zone con meno di 50 casi ogni 100mila abitanti se il tasso di positività è uguale o superiore al 4%, oppure quelle tra i 25 e i 150 casi con un tasso inferiore al 4%. Le zone verdi, invece, sono quelle che hanno meno di 25 casi ogni 100mila abitanti nelle ultime due settimane, e con un tasso di positività inferiore al 4%. Insieme al Lazio, passano in arancione anche Sardegna, Sicilia e Veneto. L'Ecdc aggiorna ogni giovedì la mappa del rischio covid con le restrizioni da imporre sulla libera circolazione dei cittadini nell’Ue. Il resto dell'Italia, a parte queste quattro regioni, rimane in zona verde. Nessuna è in zona rossa o rosso scuro.

Il Lazio non passerà in zona gialla: "Nessun allarme"

Nonostante l'aumento dei casi di coronavirus nella regione, la maggior parte dei quali sono variante Delta, a questi non corrisponde una pressione della rete ospedaliera. Un fattore positivo dovuto ai vaccini, che ieri nella regione hanno raggiunto quota 6,4 milioni di somministrazioni. "Attualmente nel Lazio ci sono 4mila positivi, meno della metà di quelli che hanno altre grandi regioni come il Veneto, la Lombardia e la Campania. Non c'è nessun allarme da fare", ha dichiarato l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato, confermando che la regione non passerà in zona gialla. "Non bisogna mai dare chance al virus. Però voglio anche dare un messaggio di serenità: attualmente i casi positivi sull'intera area regionale sono la metà di altre grandi regioni, per cui non c'è alcun aspetto di allarme, né alcun elemento che possa riguardare la pressione sulla rete ospedaliera".

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