Manifesti per il 25 novembre bruciati e gettati nel bagno al Giulio Cesare, studenti: “Gesto violento”
"In occasione della Giornata contro la violenza di genere abbiamo organizzato un'azione insieme ai rappresentanti d'istituto: è successo a ricreazione. Ed è lì che è iniziato tutto". A parlare a Fanpage.it è uno degli studenti del collettivo Zero Alibi del Liceo Giulio Cesare di Roma.
"Ci siamo accorti che qualcosa non andava già il 25 novembre: alcuni si sono messi a fare dei cori scimmiottando chi stava manifestando veramente, prendendo in giro il messaggio femminista che volevamo trasmettere – ha spiegato – Noi li abbiamo richiamati e al termine dell’azione uno di questi ragazzi ha strappato uno dei cartelloni che avevamo fatto per l'occasione. Il giorno dopo è successo un fatto ancora più grave".
Manifesti bruciati e buttati nel water: cosa è successo al liceo Giulio Cesare
Il 25 novembre si è tenuta la manifestazione a ricreazione. Cori femministi e interventi al megafono, esposti i manifesti sulla giornata del 25 novembre: cosa rappresenta e come è nato. È stato proprio questo il primo cartellone a finire nelle mani sbagliate e ad essere strappato.
"Il giorno dopo, il 26 novembre, è successo qualcosa di ancora peggiore: un altro cartellone è stato preso, bruciato a scuola e buttato nel wc, nel bagno dei maschi – spiegano dal collettivo – Oltre al pericolo di bruciare oggetti a scuola e la mancanza di rispetto che è avvenuta buttando i cartelloni nei wc, ci teniamo a sottolineare che questi gesti sono antidemocratici, sessisti e violenti: ancora una volta arriva la conferma di ciò che sono questi studenti".
Una situazione simile, inoltre, si è verificata anche nella giornata di oggi: "Uno dei cartelloni che avevamo fatto, il quale parlava della situazione delle donne in Palestina è stato trovato da una nostra ragazza più di una volta durante la giornata buttato per terra, lontano dal luogo in cui l’avevamo appeso – hanno continuato dal collettivo – Sono comportamenti gravissimi, dobbiamo parlarne, non possiamo fare finta che non esistano".