Manifestazione Palestina a Roma, parte il corteo: cariche della polizia, scontri e lacrimogeni
Scontri e cariche della polizia a Roma alla manifestazione pro Palestina dopo ore in cui la protesta contro la guerra in corso a Gaza da un anno e in Libano da alcune settimane, era stata pacifica. La città è apparsa militarizzata e completamente blindata fin da questa mattina: quasi 2000 persone controllate già due ore prima dell'inizio del presidio autorizzato delle 14, 19 portati in questura col rischio del foglio di via. Filtri e fermi anche ai caselli autostradali e nelle stazioni, decine i pullman fermati e rimandati indietro, tra tensioni e sequestro di bandiere e striscioni.
Piazzale Ostiense è stata circondata da un imponente dispositivo di sicurezza con oltre 1500 agenti impiegati: si entrava in piazza solo dai varchi lasciati aperti dalle camionette con su montate le grate. Quando la piazza si è riempita – circa 10.000 i partecipanti – è stata chiara l'intenzione degli organizzatori di chiedere di muoversi in corteo nonostante i divieti. Dopo un paio di ore, gli interventi della comunità palestinese e una trattativa durata più di un'ora, è arrivato l'ok per un piccolo corteo simbolico.
Terminato il breve tratto concordato all'interno le associazioni palestinesi hanno dichiarata finita la manifestazione. Poco dopo la testa del corteo è stata presa dai collettivi degli studenti e sono scoppiati gli scontri con le forze dell'ordine. I manifestanti hanno lanciato petardi, estintori e bombe carta, la polizia ha risposto prima con con i lacrimogeni e gli idranti, poi con le cariche. Si contano diversi feriti e i giovani fermati sono almeno cinque.Una ragazza è rimasta ferita ed è stata trasportata via con l'ambulanza. I manifestanti sono stati fatti infine defluire verso viale di Porta Ardeatina da cui è nato un corteo spontaneo.
Tensioni al corteo pro Palestina: gli scontri
Dopo un presidio con 8mila persone in piazza, secondo le stime dei Giovani Palestinesi; gli interventi a sostegno di Gaza e più di un'ora di trattativa, un piccolo corteo in direzione di viale Aventino è stato concesso. All'inizio i manifestanti hanno iniziato a marciare al grido di "Intifada, fino alla vittoria". Poi, però, è scoppiata la tensione. Il corteo non si è fermato, i manifestanti in testa, hanno continuato ad andare avanti fino ad arrivare davanti agli agenti. Sono iniziate le prime cariche, i primi scontri. I manifestanti hanno aperto almeno un estintore, lanciato petardi e bottiglie. La polizia ha risposto con il lacrimogeni.
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Le polemiche sul corteo pro Palestina di oggi
Dopo il divieto formale per la manifestazione indetta oggi da Giovani Palestinesi e Unione Democratica Arabo Palestinese, gli organizzatori e le decine di realtà aderenti, sindacati di base, collettivi di studenti, associazioni, organizzazioni della sinistra radicale, avevano annunciato l'intenzione di manifestare ugualmente nonostante la decisione del Viminale. Questa mattina la notizia: la Questura di Roma ha autorizzato all'ultimo momento un presidio statico in piazzale Ostiense. Le polemiche, e il divieto, erano scoppiate per i comunicati delle organizzazioni palestinesi in cui si parlava del massacro del 7 ottobre come il giorno dell'inizio di "una rivoluzione" da celebrare in piazza.
I manifestanti chiedono tra le altre cose la fine dei rapporti tra l'accademia e l'industria italiana e quella israeliana, la fine del "sostegno al genocidio" da parte del governo italiano e la fine dei bombardamenti su Gaza e Libano.
"Oggi festeggiano solo gli amici di Israele e l'industria bellica"
Tanti gli interventi nella piazza piena. "Non è un'occasione per celebrare qualcosa: noi siamo qui per chiedere la fine dei bombardamenti e per commemorare i nostri morti. Oggi festeggiano soltanto gli amici di Israele e l'industria bellica italiana – spiegano dal presidio in piazzale Ostiense – Noi siamo qui in piazza nonostante questo divieto. Per noi è una responsabilità storica, con oltre 40mila palestinesi uccisi sotto le bombe, una stima estremamente al ribasso. Chiediamo la fine del bombardamenti su Gaza e sul Libano, delle operazioni militari in Cisgiordania e una chiara posizione da parte del governo Italiano".
Non una celebrazione, ma la richiesta di una posizione da parte del governo: "La nostra è una chiara e netta presa di posizione politica. Le sfilate di vicinanza al popolo palestinese, trattato come se fosse la vittima di qualche calamità naturale, per noi non contano". I rappresentanti dei Giovani Palestinesi hanno ribadito nel corso dei loro interventi che il 7 ottobre come l'inizio della rivoluzione. Una manifestazione contro quanto sta succedendo in Palestina, ma anche contro il governo Meloni e il ddl Sicurezza 1660, come dimostrano i cori e alcuni striscioni in cui si rivendica la libertà di lottare. Per i manifestanti il divieto di oggi sarebbe solo un'anticipazione delle conseguenze del provvedimento che il governo Meloni vuole varare nelle prossime setitmane.