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Manifestazione contro la violenza sulle donne a Roma, Non una di meno protesta sotto la Rai

Le attiviste di Non Una di Meno in viale Mazzini. “No alla spettacolarizzazione del dolore e al circo mediatico che quotidianamente normalizza violenze, stupri e femminicidi”.  Cinque di loro, dopo l’azione di protesta, sono state fermate delle forze dell’ordine.
A cura di Francesca Del Boca
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È partita a Roma la mobilitazione per Giulia Cecchettin e per le altre vittime di femminicidi in programma oggi, sabato 25 novembre, in occasione della giornata nazionale contro la violenza sulle donne: la partenza ufficiale del corteo, a cui dovrebbe prendere parte anche Elena Cecchettin, è prevista per le ore 14.30 al Circo Massimo (qui il percorso). Ma le attiviste di Non una di meno, con gli striscioni Siamo marea, Cuori pieni di rabbia, Abbassiamo il patriarcato già sfilano per le strade della Capitale, riversandosi sotto la sede Rai di viale Mazzini: cinque di loro, dopo l'azione di protesta, sono state fermate delle forze dell'ordine.

"Sabato 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza di genere, Non Una di Meno sanziona la Rai contro la violenza mediatica, una delle molteplici forme della violenza patriarcale", le parole delle attiviste. "Colpiamo la Sede Rai in quanto simbolo governativo, in opposizione al governo Meloni che pensa di poter rispondere alla violenza di genere con atti securitari, razzisti e sessuofobici".

E ancora. "Quando si sono perse le tracce di Giulia Cecchettin lo sapevamo tutte cosa era successo, eppure i media hanno ricostruito la vicenda come se si trattasse di una "fuga d'amore", alla stregua di una telenovela. Ora si soffermano sui dettagli macabri del femminicidi e si rincorrono dichiarazioni della famiglia in maniera morbosa, in uno squallido circo mediatico che quotidianamente minimizza, normalizza, giustifica e riproduce socialmente violenze, stupri e femminicidi. La spettacolarizzazione della cronaca senza un'analisi e una denuncia della valenza sistemica della violenza di genere è pornografia del dolore, è vittimizzazione secondaria".

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