Maltrattamenti in una Rsa, uno degli operatori arrestati era stato già allontanato dalla struttura
Questa mattina sono comparsi davanti al Gip del tribunale di Viterbo, Savina Poli, i sei operatori socio sanitari della Rsa "Villa Daniela di Latera" (provincia di Viterbo) coinvolti nell'inchiesta dei carabinieri della compagnia di Montefiascone e del Nas di Viterbo. Tre persone sono state arrestate mentre gli altri tre hanno ricevuto una sospensione dall'esercizio delle funzioni.
Le indagini
Le indagini sono partite grazie alle segnalazioni di alcuni ex operatori, i quali si sono rivolti alla Stazione carabinieri di Capodimonte, raccontando che gli ex colleghi abusavano degli anziani ospiti. I militari hanno installato delle telecamere all’interno della struttura e nelle camere da letto. Dalle registrazioni è emerso un quadro inquietante, allarmante e pericoloso: soprusi, violenze psicologiche e aggressioni fisiche. Secondo chi indaga, sarebbe avvenuta anche una violenza sessuale nei confronti di un'anziana.
La struttura: "Siamo sconvolti"
La struttura privata "Villa Daniela" continua a ribadire con forza la sua estraneità ai fatti e si definisce parte lesa. "Ci costituiremo parte civile – afferma il loro avvocato Enrico Valentini – siamo tutti increduli di quanto è avvenuto lì dentro, non era neanche lontanamente pensabile. Tra le persone indagate ci sono operatori che lavoravano lì da anni senza aver mai ricevuto nessun reclamo". L'unico episodio è in realtà molto recente; un parente di una persona ricoverata ha segnalato i modi bruschi e violenti a livello verbale da parte di un operatore che è stato prontamente allontanato. Erano i primi di gennaio e questa persona oggi è tra i tre arrestati. "Non volevamo rientrasse nella struttura ma che fosse licenziato – dice l'avvocato – ma a decidere non siamo noi, perché era dipendente di una società terza. Era scorbutico, aveva un comportamento verbale scorretto e abbiamo deciso di allontanarlo". "Prendiamo assolutamente le distanze da queste persone che hanno infangato il nome di questa struttura e hanno messo in condizioni difficili anche i loro colleghi".
Operatori non rispondono all'interrogatorio
Tutti gli operatori coinvolti nell'inchiesta si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, come specificato all'Ansa dagli avvocati difensori. "I miei assistiti si sono avvalsi della facoltà di non rispondere, poiché la documentazione contenuta nel fascicolo è entrata in nostro possesso ieri pomeriggio. Si tratta di una documentazione corposa e copiosa, anche con la presenza di video e intercettazioni ambientali", le parole di Angelo Di Silvio. "Dovremo contestualizzare, attraverso l'ascolto, le battute riportate nell'ordinanza e capire come impostare la linea difensiva, rendere dichiarazioni oggi sarebbe stato prematuro. Una volta che contestualizzeremo quello che troveremo all'interno del fascicolo saremo in grado di chiarire la nostra posizione, che rispetto a quella degli altri mi sembra molto più sfumata".
Anche gli operatori attualmente in carcere hanno scelto di non rispondere alle domande del giudice. "Il mio cliente si è avvalso della facoltà di non rispondere, dovremo esaminare la documentazione – dichiara Giovanni Labate, legale dell'operatore accusato anche di violenza sessuale, oltre che di maltrattamenti – Il mio cliente è provato e scosso. Le contestazioni sono gravi, ma dobbiamo esaminare il fascicolo e valutare se le misure adottate sono adeguate e proporzionate".