Madonna di Trevignano, vescovo denuncia per diffamazione ex fedele che donò 123mila euro a Gisella
Nella vicenda di Trevignano Romano e delle false apparizioni della Madonna a Maria Giuseppa Scarpulla il vescovo della diocesi di Civita Castellana Marco Salvi ha denunciato Luigi Avella per diffamazione, per fatti che risalgono al 24 marzo scorso. Si tratta dell'ex fedele della veggente Gisella Cardia, che le ha donato 123mila euro. L'idea che si è fatto Avella con l'avvocata Lara Serao, è che la denuncia sia riconducibile ad un post prima pubblicato sulla sua pagina Facebook e poi cancellato da lui stesso.
Un post in cui Avella commentava apertamente e sinceramente il suo punto di vista riguardo al decreto del 6 marzo scorso al termine della Commissione diocesana, che ha esaminato quanto accadeva a Trevignano Romano. Fatti in merito ai quali la Chiesa cattolica si è espressa con la formula "Constat de non supernaturalitate", ossia che le apparizioni sono false e che la Vergine Maria sul lago di Bracciano non è mai apparsa.
Il commento di Avella sull'assenza di sanzioni nel decreto
Avella nel suo post aveva scritto che era soddisfatto del verdetto, ma che non condivideva la decisione del vescovo Salvi, di non prevedere sanzioni rivolte a chi lo avesse violato, consentendo di fatto ai coniugi Cardia e ai fedeli che li avessero seguiti, di continuare gli incontri di preghiera il 3 di ogni mese nel campo di via delle Rose, oggi sequestrato e passato al Comune. Avella è stato il primo a denunciare Gisella e suo marito Gianni per truffa aggravata in concorso dopo appunto la cospicua donazione fatta, a titolo volontario. Una denuncia a seguito della quale è ora in corso l'inchiesta della Procura della Repubblica di Civitavecchia col procuratore Alberto Liguori.
Avella: "Non ho diffamato il vescovo Salvi"
"Ho cercato di raccogliere tutte le informazioni possibili e capire il reato commesso contro il vescovo – spiega Avella – Il 24 marzo era di domenica e tutte le trasmissioni televisive dove ero ospite erano inattive. L’unica trasmissione che ha parlato di Trevignano era Zona Bianca, dove non ho partecipato. Quindi ho pensato a Facebook, in un post annunciavo la pubblicazione del mio libro intitolato ‘La storia infinita di una truffa annunciata', dove avrei parlato di complicità e accordi con l’adesione della chiesa, pubblicazione che non è mai uscita. Un altro post riguardava una considerazione sull'agire del vescovo, poi cancellato con una metafora sul fatto che se i vigili urbani mandano un avviso di multa senza il bollettino della sanzione da pagare, il trasgressore sicuramente butterà la lettera nel cestino".
"Volevo denunciare l'ex vescovo Rossi, non l'ho fatto"
Il riferimento è ai divieti e alle disposizioni contenute nel decreto Trevignano senza indicare le sazioni. "Non ho diffamato il vescovo il Marco Salvi, avrei potuto querelare l'ex vescovo Romano Rossi, ma non l'ho fatto, perché è stato anche attraverso il suo comportamento accondiscendente, che sono stato spinto a donare soldi a Gisella, convinto che le apparizioni fossero vere". Avella si riferisce al fatto che alla veggente in un primo momento fosse stato concesso di recitare il rosario e di portare la statuetta "lacrimante" nella chiesa di Trevignano.
Avella ha inoltre fatto sapere di non essere mai stato ascoltato come testimone in diocesi nell'ambito della commissione previa sui fatti di Trevignano, pur essendo stato un ex fedele molto vicino a Gisella e a suo marito e ad oggi se ne domanda il perché. Avella sulla vicenda ha già pubblicato su libri non destinati alla vendita e consultabili in forma gratuita, "un terzo è a disposizione della magistratura, spiega, nel caso in cui venisse rinviato a giudizio".