Madonna di Trevignano, a poche ore dal “miracolo” la Santona usa la tv per difendersi
"La Madonna appare come vuole, quando vuole a chi vuole. E se questo fa male agli altri mi dispiace ma non posso farci niente", questa la difesa di Gisella Cardia, all'anagrafe Maria Giuseppa Scarpulla, meglio conosciuta come la veggente di Trevignano. La donna è intervenuta a Le Iene, per un'intervista andata in onda nella sera di ieri, alla vigilia del prossimo appuntamento con una nuova apparizione prevista per oggi, mercoledì 3 maggio.
"Non pensavo che potesse succedermi una cosa simile, non pensavo che la gente fosse così rancorosa e carica d'odio contro una persona che prega e che invita a pregare – ha detto Cardia nel corso dell'intervista – Qui hanno fatto un Comitato no madonna, è blasfemia", dice, dimenticandosi che molti credenti pensano la stessa cosa di lei. "Ho anche pensato di dire alla Madonna di non apparirmi più: ho l'anima a pezzi, ma la mia fede è più forte".
Le preghiere e i primi seguaci di Gisella Cardia
Nel corso dell'incontro con Gaston Zama, Gisella Cardia ha iniziato la sua difesa raccontando come la sua attività, dal negozio di ceramiche per cui sarebbe condannata per banca fraudolenta, ma come specifica non in via definitiva fino ai pellegrinaggi a Medjugurje. Proprio lì è stata acquistata la statuetta da cui è iniziata la storia della Veggente di Trevignano. Quella che, secondo quanto sostengono Gisella e il marito, trasuderebbe olio profumato e lacrimerebbe sangue.
"Apri le porte di casa tua perché io ti manderò tante persone per essere convertite, mi aveva detto la Madonna nel 2016. Qui, in questa casa, sono entrate cento persone per pregare. Era necessario un luogo più grande, così abbiamo trovato il terreno". Anche quello, racconta la santona, le sarebbe stato indicato dalla Madonna. E la donna intorno alla quale, all'inizio, si riunivano una manciata di conoscenti appena, ha iniziato ad essere seguita da migliaia di persone.
Le analisi sulla statuetta
Già prima dei mesi scorsi, nel 2016, il caso di Gisella ha attirato l'attenzione di Curia e Ris di Parma che hanno prelevato la statuetta per analizzarne il liquido rosso sotto agli occhi della Madonna che Cardia sostiene essere sangue. "Non abbiamo mai ricevuto alcun riscontro. Ma secondo voi, se noi avessimo messo sangue di maiale e quindi fossimo dei truffatori, perché saremmo durati altri sette anni? Ci avrebbero bloccato prima", si sono difesi Cardia e il marito Gianni. In questi sei anni e mezzo, invece, sono migliaia le persone che hanno fatto visita dalla Francia, dalla Polonia, da New York: "Se fossimo dei truffatori, saremmo già scappati, ma non scappiamo perché questa è la verità. Venite su alla croce, con il rosario in mano però – ha aggiunto – Se siete solo curiosi o non credenti, benvenuti lo stesso".
Miracoli o non miracoli: ecco cosa dice a riguardo Gisella Cardia
Poi i due hanno risposto punto dopo punto alle persone che hanno rilasciato dichiarazioni su giornali e televisioni: secondo quanto sostiene lei, sarebbero tutte falsità. Nessuna scritta in greco, sul corpo sarebbe apparso solo qualche segno, la M di Maria. Nessuna fuga in bagno prima di scoprire gli oggetti unti dagli oli. E la moltiplicazione degli gnocchi? "Una storia vera, ma detta in una maniera sbagliata, accaduta perché il Signore può tutto e non si può spiegare". Secondo Gisella e il marito queste cose accadrebbero a persone carismatiche, ai mistici. E quindi anche a loro. Poi ha ripercorso le apparizioni della Madonna, una volta anche insieme a Padre Pio; le profezie, dal covid ad una vicina guerra. "Sì, lo confermo: mi sono apparse anche le stigmate. Ma preferisco non parlarne perché è in corso una commissione". E ha liquidato così l'argomento, forse per lei ancora più scomodo dei precedenti.
Sulla parte "spiegabile" della vicenda anche agli occhi dei credenti più ciecamente devoti, quella che riguarda il denaro investito da ex seguaci, i due hanno preso le distanze: "Tutti soldi che abbiamo ricevuto sono stati devoluti all'associazione non a noi e utilizzati per il terreno: le sessanta panche, la recinzione, un gazebo per quando piove e un bagno. Hanno detto che abbiamo fatto degli abusi edilizi per quattro paletti".
Di cosa vivono allora Gisella e il marito Gianni? Lui lavora nelle telecomunicaizoni, la donna invece dice di "accogliere le persone che hanno bisogno": nella sua versione dei fatti regala rosari per pregare, ma secondo le informazioni raccolte da Fanpage.it ci sarebbe stato un vero e proprio banco dove acquistare gadget firmati Madonna di Trevignano con tanto di listino prezzi. Secondo i due, chi li accusa di truffa vorrebbe distruggere Trevignano e la Madonna. Nessuno escluso.
Nel frattempo al loro indirizzo arrivano lettere minatorie: "Ci vogliono picchiare, ci hanno rigato la macchina con bestemmie e hanno sgonfiato le ruote. Dicono che dovremmo morire", ha spiegato Gisella. "Non siamo vittime, siamo persone come tante altre: quello che ci succede non lo abbiamo chiesto noi", ha aggiunto il marito Gianni. La scelta di costruire un business su quello che descrivono come un fantomatico dono ad una persona credente, però, è stata la loro.