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Maddalena Urbani, lo spacciatore torna libero: “Ha agito in modo maldestro e superficiale”

Rese note le motivazioni della sentenza dei giudici della prima Corte di Assise d’Appello di Roma: lo scorso luglio, dagli iniziali 14 anni, la pena nei confronti del pusher è stata ridotta a 4 anni ed è tornato libero. Rimodulata anche la pena per l’amica di Maddalena, condannata a tre.
A cura di Beatrice Tominic
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Da 14 anni a 4 anni e mezzo per Abdulaziz Rajab, lo spacciatore nella cui abitazione è morta nel 2021 Maddalena Urbani, figlia del medico che isolò per primo il virus della Sars: questa la decisione presa dai giudici della prima Corte di Assise d'Appello di Roma lo scorso luglio. Le motivazioni della sentenza sono state rese note soltanto nei giorni scorsi.

Nell'abitazione di via Cassia in cui ha perso la vita Urbani, oltre a Rajab, si trovava anche Kaoula El Haouzi, amica della ragazza: lei è stata condannata a 3 anni, uno in più rispetto ai due della sentenza di primo grado, quando non era ancora stata riqualificata l'accusa di omissione di soccorso.

Le motivazioni della sentenza

Come si legge nelle motivazioni: "gli imputati, nel non richiedere tempestivamente l'intervento del 118, pur rappresentandosi una situazione di pericolo per la vita di Maddalena Urbani" avrebbero agito "il Rajab in modo maldestro e la El Haouzi in modo superficiale, ed entrambi in modo colpevolmente inadeguato, ma senza aderire psicologicamente all'evento". Secondo i giudici, i due avrebbero avuto la "convinzione, o  ragionevole speranza" che la ragazza non sarebbe morta. I due, infatti, si sarebbero trovati in uno "stato di agitazione e confusione" a cui si aggiungerebbero anche la "mancanza delle necessarie conoscenze mediche e l'inesperienza".

Secondo quanto commentato dall'avvocato Giorgio Beni, legale della famiglia Urbani, se i due avessero chiamato i soccorsi tempestivamente la ragazza sarebbe ancora viva: "La Corte di Assise di Appello ha riconosciuto in capo ad entrambi gli imputati il ruolo di garanti della vita della povera Maddalena Urbani".

La posizione di Rajab

Rajab, che ha già trascorso circa due anni in carcere, è tornato libero. Secondo i giudici in appello non avrebbe contribuito a creare la situazione di pericolo a causa della quale è morta Urbani in quanto "l'assunzione di metadone e altre sostanze da parte della Urbani è avvenuta ben prima che con la El Haouzi raggiungesse l'abitazione dell'imputato". Rajab non sarebbe stato a conoscenza delle condizioni di Urbani fino a quando la ragazza stessa non avrebbe farfugliato di aver assunto del metadone (oltre al quale, si scoprirà in seguito, avrebbe aggiunto anche cocaina, benzodiazepina e alcol.

A favore dell'uomo, anche il fatto che non sia rimasto "inerte, adoperandosi cercando di rianimare la ragazza con la respirazione bocca a bocca prima (quando era convinto che fosse ubriaca) e dopo, in nottata, cercando l'aiuto dei suoi conoscenti, effettivamente intervenuti".

La posizione di El Haouzi

Per El Haouzi, invece, la condanna è aumentata di un anno. Come scrivono i giudici, pur tenendo conto "della giovane età, dell'asserita estraneità ad ambienti dediti allo spaccio e al consumo di sostanze stupefacenti e di un certo timore derivante dal fatto di trovarsi a casa di uno sconosciuto, non può non sorprendere il complessivo atteggiamento tenuto dalla El Haouzi".

Secondo quanto spiegano nelle motivazioni della sentenza, la ragazza sarebbe stata a conoscenza delle fragilità dell'amica, digiuno prolungato di diversi giorni interrotto solo dall'assunzione di vino, gesti di autolesionismo, ma sarebbe apparsa "più impegnata a chiarire un precedente contrasto con il fidanzato, con continui contatti o tentativi di chiamata, piuttosto che a prendersi cura dell'amica".

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