L’uomo picchiato dai Bianchi prima dell’omicidio di Willy: “Ubriachi e feroci, credevo di morire”
"Sto andando al supermercato con due amici, quando una Mini per poco non ci investe. Gli grido di fare attenzione. Quelli fanno inversione. Accetto le scuse ma dico che devono fare attenzione. Non pronuncio parolacce. Non li offendo. Eppure, escono dall’auto in quattro. Tre mi picchiano. Due sono i fratelli Bianchi, li ricordo bene".
A parlare è D. K., il 41enne indiano che la sera del 13 aprile 2019, qualche mese prima dell'omicidio di Willy Monteiro Duarte, è stato pestato dai fratelli Marco e Gabriele Bianchi, e da altri due loro amici. Per quel pestaggio è in corso in processo per lesioni, dove i fratelli di Artena, già condannati in primo grado all'ergastolo, sono imputati.
"Erano ubriachi, feroci, matti. Ho avuto paura di morire. Mi hanno rotto il naso e incrinato l’orbita dell’occhio destro. I segni delle loro botte me li sono portati addosso per settimane", le parole di D. K. riportate da Il Corriere della Sera.
L'uomo è stato aiutato da due connazionali, che sono riuscite a strapparlo alle grinfie dei quattro. Uno di loro ha fotografato la targa della macchina con a bordo i picchiatori ed è andato alle forze dell'ordine, riuscendo così a farli identificare. La stessa cosa che ha fatto un amico di Willy la sera dell'omicidio, permettendo così ai carabinieri di arrestare i fratelli Bianchi, Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Willy però, non è sopravvissuto.
"Per miracolo sono ancora vivo. Willy non ha avuto la mia stessa fortuna. Non so se per quello che mi hanno fatto avrebbero dovuto essere arrestati. Però dopo tanta violenza, qualcuno avrebbe dovuto fermarli. Quando ho saputo che avevano ucciso Willy, non sono rimasto sorpreso".