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Loretta Rossi Stuart: “Mio figlio è malato psichiatrico non dovrebbe essere in cella, temo suicidio”

Decine i suicidi in carcere dall’inizio del 2022. Molti di questi sono detenuti con problemi mentali, che dovrebbero essere curati in strutture apposite e non stare in cella. Come Giacomo, figlio di Loretta Rossi Stuart, che si batte affinché i detenuti psichiatrici vadano nelle Rems, come loro diritto.
A cura di Natascia Grbic
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"Lo hanno portato a Regina Coeli, il giorno dopo era già in pronto soccorso con tagli sulle braccia e un trauma cranico. Era ancora in stato psicotico e ha compiuto atti di lesionismo. Ora Giacomo si è un po' calmato, ma chi garantisce che in carcere prenda la terapia giusta?".

Loretta Rossi Stuart è la madre di Giacomo Seydou Sy, un giovane tossicodipendente con problemi psichiatrici detenuto in carcere. Il posto del ragazzo, e come lui di tanti altri detenuti infermi mentalmente, non è un centro di detenzione.

Giacomo, come da disposizioni del magistrato, dovrebbe stare in una Rems, una struttura sanitaria di accoglienza per gli autori di reato affetti da disturbi mentali. Un luogo dove essere curato e seguito in modo adeguato. Troppo pochi i posti disponibili: e così i detenuti psichiatrici la maggior parte delle volte sono spediti in carcere, dove rimangono come in un limbo.

Gli effetti di questa scelta sono visibili: dall'inizio del 2022 cinquantaquattro persone si sono tolte la vita in carcere. Tra queste la 27enne Donatella Hodo, con problemi psichiatrici e di tossicodipendenza. Giacomo Trimarco, affetto da disturbo borderline della personalità e in attesa dell'ingresso in una Rems. E la lista, purtroppo, è ancora lunga.

Ritorna alla mente anche il caso di Roberto Guerrieri, morto suicida nel 2017 a Regina Coeli, a soli 22 anni. Le sue condizioni erano incompatibili con la detenzione carceraria: incapace di intendere e di volere, ragazzo ‘ad alto rischio suicidario' come lo definì la perizia psichiatrica, avrebbe dovuto scontare quattro mesi in una Rems. Così non è stato e il ragazzo, poco dopo, si è ammazzato.

Loretta Rossi Stuart si batte affinché suo figlio e i ragazzi come lui non entrino in carcere ma vadano, com'è loro diritto, nelle Rems. "Mi scrivono tantissime donne, sto creando un movimento che si chiama ‘Madri doppiamente disperate'". Quel ‘doppiamente' sta per ‘doppia diagnosi‘, che sta a indicare i ragazzi che hanno problemi mentali ma anche di dipendenza.

"Questi ragazzi a doppia diagnosi diventano matti con l'uso di sostanze – spiega Loretta – e in carcere queste arrivano. La cosa assurda è che Giacomo si trova di nuovo a Rebibbia dopo aver scontato tre anni fa un anno di detenzione illegale. Il suo posto non era il carcere ma, come da disposizione del magistrato, la Rems".

In seguito a un ricorso alla Corte europea dei diritti dell'uomo, Giacomo ha iniziato un percorso di recupero, che poi si è interrotto. "È normale che succeda. Ma invece di essere riportato nella struttura lo hanno trasferito in carcere". A gennaio 2022 una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito la necessità di fare chiarezza sulle Rems. "L'Italia ha un anno di tempo per sistemare le cose – conclude Loretta – Per adesso si continua come prima, sulla pelle di mio figlio".

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