L’odontotecnico del carcere di Rebibbia spacciava cocaina: verso il processo
L'accusa ha chiesto il processo l'odontotecnico che operava nel carcere di Rebibbia: secondo gli inquirenti il professionista utilizzava lo studio all'interno dell'istituto penitenziario per spacciare cocaina. Il servizio era reso dal cinquantasettenne per tramite della Asl.
La vicenda è venuta alla luce dopo la denuncia di un detenuto, che aveva notato un andirivieni decisamente sospetto dallo studio medico. Detenuti che entravano non per essere visitati o per ricevere cure, perché uscivano dopo una manciata di secondi.
"Secondo me lì dentro spacciano", il racconto dell'uomo. Una denuncia ritenuta attendibile e circostanziata, tanto da far partire un'indagine coordinata dal pm Francesco Basenitni, che ha portato a una perquisizione ai danni del professionista che viene trovato in possesso di venticinque grammi di cocaina. La droga la nascondeva direttamente dentro il carcere, tra la macchina e lo studio, sicuro evidentemente che nessuno lo avrebbe mai controllato.
Oltre a capsule e cure dentali, l'uomo offriva anche ai detenuti un servizio extra, ovviamente in cambio di un lauto pagamento. Un commercio messo su in proprio dall'odontotecnico secondo quanto ricostruito, un modo per mettere insieme un secondo stipendio. La voce si era diffusa tra i detenuti grazie al passaparola, e così l'uomo si era fatto il suo remunerativo giro di spaccio.
La vicenda è venuta alla luce lo scorso gennaio, e ora le indagini sono state concluse. Al momento non è emersa la complicità all'interno dell'istituto penitenziario di altre figure che lo avrebbero aiuto o coperto nel business dello spaccio di cocaina tra le mure del carcere.