L’oasi marina di Ostia e la sua biodiversità: la barriera corallina delle Secche di Tor Paterno
L’area delle Secche di Tor Paterno è stata istituita nel 2000 dal Ministero dell’Ambiente. Si estende su una superficie di 1387 ettari ed è l’unica tra le aree marine protette italiane ad essere completamente sommersa. La tratta di mare che va da Ostia a Torvaianica è monitorata dall’associazione “Sotto al mare”, in sinergia con RomaNatura, ente che che gestisce oltre 16mila ettari di natura protetta, compresa la riserva marina delle Secche di Tor Paterno.
Quest’oasi si trova a circa 5 miglia dalla costa, a profondità comprese tra 19 e 50 metri. Questa posizione, insieme agli apporti organici della vicina foce del Tevere, è alla base dell’elevata biodiversità del luogo. L’area è delimitata da una boa, non ci sono punti di ancoraggio al fine di tutelare la fauna marina del luogo: sono consentite solo le immersioni subacquee (per esperti) e la pesca sportiva. "Praticamente è una montagna marina che si erge dal fondo sabbioso del mare, è un’area di discontinuità molto importante ed è un hotspot di biodiversità incredibile. Può essere definita senza mezzi termini come una barriera corallina del Mediterraneo”, spiega a Fanpage.it Lisa Stanziani, biologa e Presidente dell’Associazione “Sotto al mare”.
“L’area custodisce la biodiversità del Mediterraneo grazie a due ambienti principali: il coralligeno e la prateria di Posidonia. Quest’ultimo elemento è quello più superficiale. Si tratta di una pianta marina con fiori, frutti, radici e foglie. È una pianta importantissima perché crea foreste sottomarine in grado (come quelle terrestri ndr) di produrre O2 e di catturare CO2, creando così habitat per una grande quantità di altre specie ad essa associate”. Le praterie di Posidonia sono una sorta di ginnasio ittico: “un vero e proprio asilo nido in cui le forme giovanili di diverse specie di pesci trovano rifugio e cibo per diventare adulti”.
Veniamo al coralligeno. “Presso le secche ci sono numerosissime gorgonie rosse insieme ad altre specie che vivono ancorate agli scogli, dando origine ad uno degli habitat più ricchi di vita del Mediterraneo ed esclusivo di questo mare: il coralligeno”, prosegue la biologa. "Sebbene somigli ad una foresta sommersa il coralligeno è composto in gran parte da animali soprattutto gorgonie rosse, gialle e bianche ma anche il raro falso corallo nero. Il coralligeno, ricco di cavità offre cibo e rifugio a centinaia di piccoli pesci ed invertebrati creando un habitat ad altissima biodiversità”.
Nelle secche vivono ben 79 specie di pesci tra cui dentici, fragolini, saraghi e la cernia bruna. La cernia bruna ha rischiato l’estinzione ma ora è salva anche grazie alla protezione offerta dalle riserve marine. Inevitabile che quest’oasi ricca di cibo possa attrarre anche specie pelagiche tra cui i delfini.
“Il delfino è una specie ‘ombrello’, sta al vertice della catena alimentare e può essere considerato un bioindicatore, quindi il suo stato di salute indica uno stato di salute generale del tratto di mare in cui si trova. Il fatto di vederli spesso qui anche con dei cuccioli appena nati indica che l’ecosistema non sta poi cosi male”, conclude la biologa. Segno, questo, che finché i delfini abiteranno il litorale romano, sapremo che le cose, nonostante l’evidente crisi ambientale, non stanno poi così male. Forse.