Lo psicologo, l’avvocato e il narcotrafficante: chi sono i protagonisti “del sistema del carcere di Rebibbia”
Tra benefit e droga, il "sistema Rebibbia" portato alla luce da carabinieri e polizia penitenziaria ha tra i protagonisti principali uno psicologo, un'avvocata e un narcotrafficante. L'inchiesta vede trentadue persone destinatarie di un'ordinanza cautelare, firmata dalla giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Roma Annalisa Maranzano, su richiesta del pubblico ministero. Ipotizza una collaborazione per far uscire i detenuti dal carcere in cambio di denaro, e la gestione delle piazze di spaccio nel quadrante Est della Capitale, tra i quartieri di Roma Tor Bella Monaca e Cinecittà-Tuscolano, Valle Martella di Zagarolo.
Di cosa è accusato lo psicologo Vincenzo Saulino
Lo psicologo finito ai domiciliari è Vincenzo Saulino, che lavorava alla U.O.S. "Patologie da dipendenza in ambito penitenziario" (Ser.D.) interna al carcere di Rebibbia. Tra le persone coinvolte cè anche un'operatrice, che ha collaborato con Saulino nella redazione delle certificazioni false. Tra gli arrestati c'è anche l'ex avvocata Lucia Gargano, che in passato è stata anche legale dell'ultras della Ss Lazio Fabrizio Piscitelli, detto Diabolik, ucciso il 7 agosto 2019 con un colpo di Pistola nel Parco degli Acquedotti a Roma.
L'ex avvocata è stata già interdetta da tre anni dall'esercizio della professione. A Gargano la gip contesta di aver fatto da intermediaria con Cristian Damiani, garantendo lo scambio di informazioni durante la detenzione, facendogli arrivare anche smartphone e sim intestate ad altre persone. Gargano era stata già coinvolta in un'indagine della Dda di Roma in merito alla Pax mafiosa di Ostia, una vicenda dalla quale assolta da ogni accusa perché il fatto non sussiste.
Certificati falsi e migliaia di fondi pubblici
Lo psicologo stabiliva dei trattamenti terapeutici per i detenuti, con lo scopo di farli uscire da Rebibbia e fargli ottenere misure alternative al carcere. Per farlo scriveva certificazioni mediche false, che rendevano il paziente di fatto incompatibile la detenzione. In un’occasione un detenuto ha pagato mille euro allo psicologo in cambio di una relazione psicologica ad hoc, nella quale il professionista ha espresso un parere favorevole, per benefici penitenziari.
L'inchiesta porta alla luce anche una presunta rete che coinvolgerebbe anche alcuni operatori volontari del Ser.D. Si sarebbero occupati di trovare allo psicologo nuovi detenuti da esaminare per fargli ottenere più soldi dalla Asl, denaro previsto per il contenimento del rischio suicidario. Con la complicità di altri professionisti sanitari avrebbe puntato a reperire fondi di natura pubblica, circa 100.000 mila euro, tramite una turbata libertà del procedimento di scelta del contraente relativo al bando per un progetto della Regione Lazio denominato "Progetto Sportello".
Il detenuto Cristian Damiani gestiva le piazze di spaccio dal carcere
La seconda indagine riguarda un giro di droga, che ha portato ad un’ordinanza nei confronti di ventotto persone, gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di detenzione illecita ed associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. L'ipotesi è che Cristian Damiani, detenuto coinvolto nel narcotraffico romano, si presume avesse contatti con lo psicologo e che gestiva le piazze di spaccio dal carcere, servendosi di ‘pizzini' e grazie all'intermediazione fatta da due avvocati. I legali, uno dei quali arrestato, avevano l'incarico di mandare messaggi e dare direttive per suo conto, l'ipotesi è che abbiano fatto entrare in carcere telefonini e droga.