Lisa Federico morta dopo un trapianto, consulente procura: “Da medici errori e superficialità”
Lisa Federico è morta a 17 anni in seguito a un trapianto di midollo. Secondo i periti della procura, i medici dell'ospedale pediatrico Bambino Gesù avrebbero commesso gravi errori e avrebbero agito con negligenza e superficialità. La dottoressa Stefania Urso, riporta il Corriere della Sera, ha rilevato nella sua relazione di come la condotta sanitaria sia stata "sotto alcuni aspetti approssimativa e non consona a un atto terapeutico così complesso" come quello trattato. Sarebbero stati commessi "Sbagli ripetuti". In particolare, secondo l'esperto, non sarebbero state messe in pratica "condotte aderenti alle più importanti pratiche di buona condotta clinico-assistenziale nell'ambito del trapianto di midollo osseo".
La relazione del perito: i tre errori per cui è morta Lisa Federico
Lisa Federico è morta per un'infezione che si sarebbe potuta evitare. In primo luogo, riducendo i giorni di ricovero in ospedale della ragazza, rimasta ben 53 giorni in reparto. Le pratiche terapeutiche potevano essere portate avanti, secondo la consulente, in ambito ambulatoriale. Il secondo errore, secondo Urso, è stato quello di sottoporre la giovane a un ciclo di chemioterapia preparatoria al trapianto. Un ulteriore stress per Lisa. Infine, l'errore più grande è stato quello di effettuare una trasfusione di sangue, che aveva poche possibilità di successo a causa delle caratteristiche del donatore. Per ora i medici sono stati raggiunti da un avviso di conclusione delle indagini. Adesso gli inquirenti dovranno valutare se chiedere al gip il rinvio a giudizio per i sanitari. Lisa Federico ha perso la vita nel novembre 2020 e da allora la famiglia sta lottando per avere giustizia. "L'avviso di conclusione delle indagini è frutto di una consulenza del pm tecnicamente errata. Speriamo che al più presto venga nominato un collegio di periti che possa valutare i fatti correttamente. I medici hanno agito in modo assolutamente corretto seguendo tutte le linee guida", hanno dichiarato al quotidiano La Repubblica gli avvocati della famiglia.