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L’indice Rt salva il Lazio: i nuovi dati e perché rimane in zona gialla

il Lazio rimane in zona gialla e non passa, quindi, come invece era previsto, in zona arancione. I parametri di giudizio della cabina di regia non sono stati modificati o inaspriti e quindi, sostanzialmente, la regione amministrata da Nicola Zingaretti si è salvata perché l’indice Rt non ha ancora oltrepassato, seppure di un soffio, la soglia di guardia.
A cura di Enrico Tata
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L'andamento dell'Indice Rt - Fonte Iss
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L'indice Rt medio a livello italiano è salito a 1.03, sopra la soglia di guardia. I numeri complessivi sull'andamento dei contagi stanno peggiorando e per questo, nella consueta conferenza stampa di presentazione dei dati dei 21 indicatori scelti per monitorare l'evoluzione dell'epidemia nel nostro Paese, l'Istituto Superiore di Sanità ha evidenziato i rischi per le prossime settimane. Sulla base di questi dati, il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha emanato un'ordinanza che prevede il passaggio in zona arancione delle regioni Calabria, Emilia Romagna, Lombardia, Sicilia e Veneto a partire da lunedì 11 gennaio. È escluso il Lazio, che rimane in zona gialla e non passa, quindi, come invece era previsto, in zona arancione. I parametri di giudizio non sono stati modificati o inaspriti e quindi, sostanzialmente, la regione amministrata da Nicola Zingaretti si è salvata perché l'indice Rt non ha ancora oltrepassato, seppure di un soffio, la soglia di guardia e nell'ultimo rilevamento di dicembre era comunque a 0.84 e quindi sotto quota 1. L'ultimo rilevamento dell'Rt nel Lazio (dato calcolato il 6 gennaio su 14 giorni che si riferiscono a fine dicembre) è a quota 0.98. Calabria e Veneto, per esempio, avevano un indice Rt superiore a 1 già a fine dicembre. L'indice Rt della Lombardia, infine, attualmente è sopra quota 1,25 (si attesta a 1.27).

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Zingaretti e D'Amato: "Massimo rigore e  massima cautela"

L'indice Rt è l'unico indicatore che salva il Lazio e che permette alla regione della Capitale di rimanere in zona gialla. Tuttavia, ha avvertito l'assessore regionale alla Sanità, Alessio D'Amato, i numeri non sono incoraggianti: "Il Lazio è tra le grandi Regioni quella che è sempre rimasta in zona ‘gialla’, ma questo non significa un semaforo verde anzi bisogna aumentare il rigore poiché l’andamento potrebbe peggiorare. In questa ultima settimana sono raddoppiati il numero di nuovi focolai di trasmissione in particolar modo relativi ad ambito famigliare ed è aumentata la percentuale di positività nei tamponi effettuati. Questo ci deve portare alla massima cautela". Anche il presidente Zingaretti ha invitato alla massima cautela: "Il Lazio é ancora in fascia gialla, ad oggi l’unica regione italiana a non avere mai cambiato colore. Un risultato importante frutto senza dubbio delle scelte fatte in questi mesi ma soprattutto del rispetto delle norme da parte dei cittadini laziali, a cui va il mio ringraziamento. Non possiamo abbassare la guardia però. I dati di questi ultimi giorni ci dicono chiaramente che la fine dell'emergenza è ancora lontana e la curva dei contagi continua a crescere. Per questo serve, fino a che non avremo una vaccinazione di massa, continuare in questa direzione: rispettando le regole, mantenendo comportamenti rigorosi e applicando tutte le misure di prevenzione. Solo in questo modo potremo contenere efficacemente la diffusione del virus".

I dati che preoccupano anche il Lazio

Per quanto riguarda il Lazio, emerge dai dati delle tabelle pubblicate oggi, preoccupa il trend dei nuovi casi, che è in crescita, e preoccupa anche l'aumento dei focolai, come ha ammesso anche lo stesso assessore D'Amato. Sia la ‘valutazione dell'impatto', che la ‘classificazione complessiva del rischio' sono alte per la regione amministrata da Zingaretti. Inoltre il tasso di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e nei reparti ordinari rimane molto alto ed è superiore alle soglie di guardia (30 per cento per quanto riguarda le terapie intensive e 40 per cento per quanto riguarda i reparti ordinari). Sono positivi, invece, i numeri del tracciamento e della ‘resilienza' del sistema sanitario regionale, vale a dire la sua capacità di risposta a questa emergenza. Nel Lazio il rapporto tra casi positivi e tamponi effettuati è al 13 per cento, ma se venissero aggiunti al conteggio anche i tamponi rapidi e non soltanto quelli molecolari, questo rapporto scenderebbe al 4,5 per cento. Nel Lazio, per fare un esempio, oggi sono stati effettuati oltre 12mila tamponi molecolari e 26mila test rapidi per un totale di 38mila tamponi.

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