Domani e lunedì riaprono i seggi nella capitale per il ballottaggio. I cittadini sono chiamati alla elezione diretta del nuovo sindaco, scegliendo tra il candidato di centrodestra Enrico Michetti e il candidato del centrosinistra Roberto Gualtieri. Sono 2.359.250 gli aventi diritto, di questi al primo turno se ne sono recati alle urne meno del 50%. E del dato drammatico dell'astensione (-7% rispetto al 2016) si è forse parlato troppo poco in queste due settimane di campagna elettorale, dove il dibattito si è polarizzato lungo l'asse fascismo/antifascismo tra dichiarazioni gravi e imbarazzanti sulla Shoah e candidati che fanno il saluto romano, e l'attenzione è stata risucchiata dalle proteste, le violenze e il dibattito attorno al Green Pass.
Il rischio è che il nuovo sindaco di Roma sarà eletto con il favore di una percentuale davvero ridotta degli elettori reali. I partiti, le forze sociali e politiche si sono interrogate davvero troppo poco su questa disaffezione al voto dei romani in questa tornata elettorale. Certo si è registrato che i cittadini delle periferie votano sempre meno, effetto anche della evidente delusione per questi cinque anni di amministrazione del Movimento 5 Stelle, nonostante Virginia Raggi si sia presentata come la "sindaca delle periferie", ma in pochi si sono interrogati sulle ragioni, e soprattutto nessuno dei candidati è riuscito a mettere in campo e a comunicare delle proposte e una narrazione in grado di mobilitare alle urne quegli elettori. Peggio: non manca chi ha tirato un sospiro di sollievo dalle parti del centrosinistra quando ha visto i dati dell'astensione nelle circoscrizioni più periferiche, "meglio che non votano, che se votano votano male".
Se il Partito Democratico non è più ridotto a essere il partito della Ztl, ruolo assunto dalla lista lista di Carlo Calenda, il centrosinistra non ha riconquistato nonostante l'impegno la Roma popolare, e la destra con Michetti non è riuscita a mobilitare l'elettorato più arrabbiato delle periferie, soprattutto perché sicurezza e immigrazione sono temi al momento spariti dal dibattito pubblico, scalzati dalla pandemia.
Chiunque sarà eletto sindaco lunedì avrà davanti tante sfide, la prima e la più urgente riportare i cittadini a interessarsi della cosa pubblica e dei problemi della città, a partecipare rompendo il fatalismo e il clima di sfiducia per la politica che sembra irrimediabilmente incapace di risolvere i problemi di Roma.