L’incredibile storia del funzionario del ministero massacrato di botte per una mancata promozione

L'ingegnere Federico Vittorio Rapisarda, dirigente del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, è stato massacrato di bastonate il 4 ottobre nell'androne di un palazzo nei pressi di piazza di Spagna a Roma. L'aggressore, che indossava una mascherina chirurgica sul volto, picchiò Rapisarda, rubò il suo borsone e lasciò la vittima semi svenuta a terra.
Arrestato l'uomo che ha aggredito Rapisarda
Come hanno ricostruito gli investigatori, l'uomo si finse un elettricista incaricato di effettuare alcuni lavori all'interno del palazzo e riuscì in questo mondo a entrare nell'androne. Attese Rapisarda e gli sferrò un colpo in testa e almeno altri venti sul corpo con un bastone. Dopo una serie di indagini, la scorsa settimana i carabinieri della compagnia Roma Centro, in collaborazione con i colleghi di Viterbo, hanno arrestato il presunto responsabile, un 55enne che adesso si trova in carcere nel capoluogo della Tuscia e dovrà rispondere delle accuse di tentato omicidio aggravato e rapina.
Le indagini sul mandante del pestaggio di Rapisarda
Ma c'è un dettaglio ancora più inquietante in questa vicenda: quello che sta emergendo dagli accertamenti, infatti, è che non si trattava di un rapinatore comune. Giancarlo S., il 55enne arrestato venerdì scorso, avrebbe agito su ordine di un mandante. L'11 marzo ha sostenuto l'interrogatorio di garanzia davanti al gip ma, assistito dall'avvocato Paolo Delle Monache, ha deciso di non rispondere alle domande del magistrato e, quindi, di non rivelare il nome di colui che l'ha assoldato per compiere la violenza.
Chi è, allora, il mandante? Potrebbe essere stato lo storico collaboratore di Rapisarda. Una vendetta per una vicenda di lavoro. L'uomo, indagato per concorso in tentato omicidio, potrebbe aver organizzato il pestaggio a causa di un mancato incarico professionale, non ottenuto proprio a causa di Rapisarda.
Nelle prossime ore i carabinieri della stazione di Roma San Lorenzo in Lucina e dal Nucleo Operativo Roma Centro, coordinati dal procuratore aggiunto Giovanni Conzo, stanno esaminando le telecamere di sorveglianza del palazzo dove si è consumata l'aggressione e hanno cominciato a compiere accertamenti sui telefoni della vittima. Rapisarda e il suo collaboratore, infatti, avrebbero avuto misteriosi contatti telefonici dopo l'aggressione su un numero ‘segreto'. Perché?