Questa notte il Ponte di Ferro è bruciato. Mangiato da un incendio, le cui cause sono al momento ancora in corso di accertamento, e parzialmente crollato. Una delle ipotesi al vaglio è che il rogo sia divampato da un fornelletto o un fuoco acceso dai clochard che vivono sulle banchine del Tevere per scaldarsi. Sono state trovate alcune bombole del gas inesplose, e gli inquirenti sono al lavoro per capire se è da lì che tutto ha avuto inizio. È bastato questo per far urlare all'emergenza decoro, alle ‘baraccopoli regno dell'illegalità' dove vige solo il ‘degrado', prima causa dei mali di questa città. E così, chi vive in quegli alloggi di fortuna lungo le sponde del Tevere, passa dall'essere invisibile a essere il colpevole di ogni cosa che accade a Roma, il capro espiatorio di ciò che non va nella capitale.
Adesso che il Ponte di Ferro è andato a fuoco, c'è chi invece di guardare la luna punta il dito verso gli ultimi della città, verso chi vive in condizioni pessime e disumane. Non verso chi, dopo anni di immobilismo, non ha mai voluto trovare una soluzione all'emergenza abitativa e sociale in cui migliaia di persone versano nella capitale. Persone che dopo essere state abbandonate, sono trattate come una questione di sicurezza e decoro, disumanizzate dalla politica, che vede il povero come un pericolo da nascondere, non qualcuno di cui farsi carico. Lo testimoniano i numerosi sgomberi avvenuti in questi anni, dove gli insediamenti abusivi sono stati rimossi con squilli di trombe e imponenti schieramenti di forze dell'ordine, la maggior parte delle volte senza soluzioni per chi in quelle tende o in quelle baracche ci viveva. Basti pensare agli ultimi sgomberi di questi anni, dall'Ex Penicillina a Cardinal Capranica, passando per i migranti che vivevano a stazione Tiburtina. Persone cacciate da un posto che si sono solo spostate da un'altra parte, trattate come immondizia da mettere sotto il tappeto.
Le indagini chiariranno cosa è accaduto al Ponte di Ferro e quali sono state le reali cause del rogo. Ma la politica deve cominciare a farsi carico delle migliaia di persone che non hanno una casa e che, come in questo caso, sono letteralmente costrette a vivere sotto i ponti. La vera vergogna non è chi si trova ai margini della società, ma il fatto che le istituzioni non siano in grado di avviare politiche sociali degne di questo nome.