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L’immunologo Francesco Le Foche massacrato di botte: “Sto meglio, ho recuperato il 90% della vista”

Francesco Le Foche sta meglio, ha recuperato il 90% della vista e vorrebbe abbracciare la mamma dell’uomo con problemi psichici che lo ha aggredito.
A cura di Alessia Rabbai
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Francesco Le Foche (La Presse)
Francesco Le Foche (La Presse)

"Sto meglio, ho appena fatto un controllo e le oculiste mi hanno detto che ho recuperato il 90 per cento". Sono le parole del medico immunologo Francesco Le Foche, massacrato di botte da un uomo nel suo studio di via Po vicino a Villa Borghese e Piazza Fiume a Roma il 5 ottobre scorso. Ridotto in condizioni disperate, ma fortunatamente non in pericolo di morire, ha subito tre interventi chirurgici in quattro giorni per le ferite e i gravi traumi subiti.

"Non vedo l’ora di tornare a lavorare – ha detto il professore, intervistato dal Corriere della Sera – mi sento bene fisicamente e psicologicamente". Le Foche, sessantasei anni, ha riportato un trauma cranico facciale, la frattura del setto nasale e la frattura del pavimento orbitario di sinistra.

Francesco Le Foche ha partecipato anche a programmi televisivi come ‘Domenica In', ospite esperto nel periodo dell'emergenza sanitaria per il Covid-19. I suoi interventi in particolare si sono focalizzati sull'importanza dei vaccini e con una visione ottimistica, per incoraggiare la popolazione dopo mesi di restrizioni dovute alla pandemia. Ha lavorato all'Istituto di Malattie infettive e tropicali del Policlinico Umberto I, ha vinto il concorso legato all'emergenza Aids sempre al Policlinico Umberto I e ricoperto la cattedra in Reumatologia e Scienze Biomediche alla Sapienza.

Parlando dell'aggressione subita a seguito della quale ha rischiato di morire se non fosse stato per l'intervento di un poliziotto libero dal servizio, Le Foche ha spiegato di non ricordare nulla. "Ho perso subito conoscenza ed è stata una fortuna" ha raccontato di aver riaperto gli occhi al Policlinico Umberto I, un luogo che ben conosce, di averne riconosciuto gli ambienti e di essersi sentito a casa, circondato dalla professionalità dei colleghi, che si sono presi cura di lui "sono stato per una volta io il paziente, circondato da angeli".

Sull'uomo che lo ha aggredito, un trentaseienne con problemi psichici, ha detto: "Non è un mio paziente, mi è stato inviato da una collega e l’ho curato per la sua problematica. Su di lui non posso dire nulla, il mio pensiero va anche alla mamma che conosco e so che segue il figlio ed evidentemente non sempre riesce a gestirlo. Vorrei abbracciarla".

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