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Li adescavano su app di incontri per rapinarli: “Hai visto cosa succede a fare il fro…?”

Stando a quanto ricostruito, le vittime venivano contattate attraverso un’app di incontri. Gli uomini fissavano un appuntamento, salivano a bordo della macchina del ragazzo e venivano portati in luoghi bui e isolati.
A cura di Enrico Tata
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Adescati su app di incontri, poi rapinati e offesi: "Hai visto cosa succede a fare il fro… Sei un fro… di me…". I carabinieri di Castel Gandolfo hanno arrestato tre persone lo scorso 16 marzo e adesso spunta anche un quarto indagato: si tratta di un ragazzo romeno di 22 anni residente a Perugia. Tutti si trovano agli arresti domiciliari.

Stando a quanto ricostruito, le vittime venivano contattate attraverso un'app di incontri. Gli uomini fissavano un appuntamento, salivano a bordo della macchina del ragazzo e venivano portati in luoghi bui e isolati. Qua faceva la sua comparsa un complice, nascosto nel bagagliaio della vettura. Le vittime venivano picchiate, derubate e poi abbandonate in strada. In un'occasione un uomo è stato costretto a prelevare denaro da uno sportello bancomat e un altro è stato accompagnato a casa per prelevare oggetti di valore da consegnare ai ragazzi.

Per questi motivi la Procura della Repubblica di Velletri "ha emesso un fermo – si legge nella nota dei carabinieri – nei confronti dei tre uomini e successivamente di richiedere e ottenere dal Gip del locale Tribunale l’ordinanza che dispone la misura cautelare degli arresti domiciliari per tutti e 4, indiziati di essere particolarmente pericolosi sia per le circostanze dei fatti che per le modalità delle azioni subite dalle vittime, compiute di notte, in gruppo, in luoghi appartati e nei confronti di vittime vulnerabili".

La vicenda è stata già denunciata e resa pubblica nei giorni scorsi da Gay Helpline, con la coordinatrice Alessandra Rossi che ha spiegato: "Abbiamo subito offerto supporto legale e psicologico alle persone coinvolte, sostenendo tanto chi ha denunciato quanto chi non ha ancora trovato il coraggio di farlo. L’azione violenta verso l’orientamento sessuale infatti, crea nelle vittime un forte trauma e una condizione di paura che scoraggia e ostacola la denuncia, determinando una sottostima (under-reporting) degli atti d’odio omotransfobico commessi nel nostro Paese".

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