Anche sulla sua tomba, Aldo Fabrizi non ha rinunciato a farci ridere. L'attore e regista – scomparso a 84 anni il 2 aprile del 1990 – ha voluto che sulla lapide, all'interno della cappella di famiglia nel cimitero del Verano, fosse incisa la chiusa di un suo sonetto intitolato Er mortorio, in cui immagina i suoi funerali e chiede agli amici e ai familiari di ricordarlo con un banchetto, con gioia e senza tristezza, dando spazio al piacere della gola e dei sensi: E su la tomba mia, tutta la gente ce leggerà ‘sta sola dicitura: “Tolto da questo mondo troppo al dente”.
Er mortorio: il sonetto dell'epitaffio di Aldo Fabrizi
Appresso ar mio num vojo visi affritti,
e pe’ fa’ ride pure a ‘ st’occasione
farò un mortorio con consumazione,
in modo che chi venga n’approfitti.
Pe’ incenso, vojo odore de soffritti,
‘gni cannela dev’esse un cannellone,
li nastri – sfoje all’ovo e le corone
fatte de fiori de cocuzza fritti.
Li cuscini timballi de lasagne,
da offrì ar momento de la sepportura
a tutti quelli che “sapranno” piagne.
E su la tomba mia, tutta la gente
ce leggerà ‘sta sola dicitura:
“Tolto da questo mondo troppo al dente”
Aldo Fabrizi: da Roma Città Aperta a C'eravamo tanto amati
Consacrato al cinema subito la dopo guerra nei panni di Don Pietro, nel capolavoro neorealista di Roberto Rossellini Roma Città Aperta, negli anni '50 e '60 interpreterà per lo più ruoli nella commedia all'italiana, in particolare come spalla di Totò in pellicole come Guardie e ladri, Una di quelle, I tartassati, Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi, Totò contro i quattro. Del suo impegno sul grande schermo non si può poi dimenticare il ruolo in Ladri di Biciclette di Vittorio De Sica, nei film di Peppino De Filippo come Signori, in carrozza, Accadde al penitenziario, e Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo. Impegnato come regista e attore a teatro per tutta la vita, vinse poi un Nastro d'Argento nel 1974 per il suo ruolo in C'eravamo tanto amati di Ettore Scola dove interpreta Romolo Catenacci.
La passione per la cucina e le ricette in romanesco
Il singolare epitaffio scelto da Aldo Fabrizi per la sua tomba ricorda poi altre due grandi passioni dell'attore: la prima la cucina, a cui univa quella per il sonetto. Appassionato di gastronomia, e in particolare di pastasciutta, ha dedicato al mangiare e ai suoi piatti preferiti diversi versi in rima in romanesco.
Ad esempio nel sonetto Pasta alla capricciosella Fabrizi descrive in rima la ricetta uno dei sughi preferiti con calamaretti, piselli e funghi:
Provate a fà ‘sto sugo ch'è un poema:
piselli freschi, oppure surgelati,
calamaretti, funghi «cortivati»,
così magnate senz'avè patema.
Pe fà li calamari c'è un sistema:
se mettono a pezzetti martajati
nell' ajo e l'ojo e bene rosolati,
so' teneri che pareno ‘na crema
Appresso svaporate un po' de vino:
poi pommidoro, funghi e pisellini
insaporiti cor peperoncino.
Formaggio gniente, a la maniera antica,
fatece bavettine o spaghettini…
Bon appetito e Dio ve benedica!