Un altro anno scolastico sta per terminare. Alunni e studenti si apprestano a vivere una nuova estate lontano da banchi e aule. Bambini e bambine hanno imparato a leggere e a scrivere, quelli più piccoli a colorare senza uscire dai bordi. C'è chi ha imparato a fare calcoli e chi sa memoria le battaglie di storia.
Gli studenti del liceo Visconti, invece, hanno imparato che la violenza ha volti e forme differenti. E che, a volte, anche una lista appesa al muro può fare male. Lo hanno imparato, o almeno si spera lo abbiano imparato, a pochi giorni dalla fine dell'anno scolastico.
Appesa al muro di una classe della scuola è stata trovata una lista. Ad ogni punto, il nome di una ragazza della scuola e, vicino, il nome del rispettivo ragazzo con cui ha avuto una relazione o un approccio intimo. Le ragazze lo hanno scoperto per caso, i loro nomi sono stati riportati nell'elenco senza il loro consenso. Un vanto puramente machista volto a mettere bandierine sulle persone e una lista messa su pubblica piazza davanti agli occhi di tutti.
"Si sono sentiti legittimati a farlo, non sono consapevoli della gravità del loro gesto", hanno spiegato le studentesse in una nota del Collettivo Visconti in Rosa. Un gesto che, oltre a non rispettare la privacy delle ragazze, ne lede la loro dignità. Un gesto subito arrivato da parte di coetanei, ragazzi di diciotto o diciannove anni, avvenuto all'interno delle mura scolastiche. All'interno di quello che dovrebbe essere un luogo sicuro.
I ragazzi presto termineranno il ciclo scolastico e saranno uomini adulti nel mondo. E allora viene da chiedersi chi insegnerà loro la sensibilità o come funzionano le relazioni, se non sono consapevoli neppure della violenza e del potere che si celano dietro ad un gesto del genere. Una violenza inflitta avendo come uniche armi una penna e un foglio bianco.
La speranza è che presto possa pensarci l'educazione sessuoaffettiva in classe. Il dibattito è aperto da tempo. Torna ciclicamente ogni settembre. Ma poi il discorso si chiude qualche mese dopo, con la fine del primo quadrimestre. E se per qualcuno una materia del genere non serve a nulla e altri si assicurano un posto per le associazioni amiche provita, sono proprio momenti come questo che rendono necessaria l'istituzione di una discussione sul tema.
La preside del liceo Visconti, nel frattempo, ha annunciato provvedimenti. Ma una scuola che interviene dopo che i fatti sono accaduti, senza fare nulla per prevenire situazioni di questo tipo, che scuola è? Una scuola che punisce senza mostrarsi come una guida per alunni e alunne, sta davvero svolgendo il suo compito? Ogni anno in autunno tornano le occupazioni. E qualche mese dopo tornano, puntali come sempre, i provvedimenti da parte delle dirigenze. Ma studenti e studentesse chiedono le stesse cose degli anni precedenti, restando, ancora una volta, inascoltati. Eppure, se soltanto si desse più peso a ciò che chiedono e che vogliono anche loro, magari potremmo limitare episodi come quello di oggi.