Le motivazioni della condanna di Piazzolla: “Così ha isolato Lollobrigida dal mondo”
Sono state rese pubbliche le motivazioni con cui il giudice Marco Marocchi, ha deciso la condanna a tre anni di reclusione per Andrea Piazzolla, per i reati di circonvenzione di incapace e per la sottrazione di alcuni milioni di euro ai danni di Gina Lollobrigida. Il giudice nella sentenza ha confermato l'impianto accusatorio, riconoscendo come l'ex factotum dell'attrice abbia messo in opera nel corso degli ultimi anni di vita della Lollo "una articolata e potente opera di suggestione e di induzione", isolandola nei confronti dei familiari (a cominciare dal figlio Milco Skofic, parte civile al processo) e del mondo circostante, approfittando dell'indebolimento delle sue capacità cognitive. Un'azione riconosciuta come criminale dalla giustizia, e andata avanti dal 2010 fino alla scomparsa di Lollobrigida nel 2023.
Un'opera "consistita nella costruzione e nel progressivo rafforzamento ai suoi occhi della propria immagine come quella del suo unico protettore e amico, del suo angelo custode, dell'unico possibile baluardo e sostegno contro i nemici". Piazzolla, occupandosi degli affari della Bersagliera, gradualmente era dunque riuscito a convincerla ad affidarsi completamente a lui, tanto da "da determinare la totale ostinata dismissione di qualsivoglia vaglio critico dell'operato dell'imputato", fino "a consegnargli le chiavi dell'intera sua ricchezza immobiliare e mobiliare".
La sentenza mostra come, passo dopo passo, Piazzolla acquisisce la capacità di disporre del patrimonio di Lollobrigida. Prima di tutto diventa amministratore unico della società Vissi d'Arte Srl, ottenendo la delega a operare su tutti i conto correnti, con un "mandato fiduciario ad amministrare ed implementare il patrimonio della vittima attraverso la compravendita e la locazione finanziaria di veicoli e gli altri investimenti che avesse reputato profittevoli". Così Piazzolla, come scrive il giudice, comincia a manovrare e utilizzare il patrimonio dell'attrice senza neanche consultarla, o arrivando a manipolarla per indurla ad accettare scelte compiute con "assoluta irrazionalità" se con l'obiettivo di portare un "favore dell'imputato".