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Le motivazioni della condanna di Catoi: “Ha gettato Imen nel vuoto, abbandonandola ancora viva”

Stefan Catoi avrebbe spinto Imen Chatbouri nel vuoto, abbandonandola ancora viva. Queste le motivazioni della Corte d’Assise sulla condanna a 16 anni per il 29enne accusato di omicidio volontario.
A cura di Alessia Rabbai
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Nelle motivazioni nella sentenza della Corte d'Assise che ha condannato Stefan Catoi a sedici anni di carcere per la morte di Imen Chatbouri c'è la ricostruzione dell'omicidio. "Con una mossa fulminea, cogliendola di sorpresa alle spalle ha afferrato la trentasettenne ex campionessa dell’atletica leggera tunisina, per le gambe e l’ha scaraventata nel vuoto dal parapetto di Lungotevere dei Vallati. Poi, senza alcun tentennamento, il ventinovenne è sceso per le scale, l'ha raggiunta, presumibilmente ancora viva, ne ha adagiato la testa sullo zaino per simulare che stesse dormendo, le ha sottratto il cellulare ed è andato via". Questa la ricostruzione riportata da Il Corriere della Sera. L'avvocata che difende Catoi, Claudia Serafini, sostiene che non è stato lui ad ucciderla. Il movente resta sconosciuto, l'ipotesi è che la donna abbia rifiutato i suoi tentativi d'approccio. Per l'imputato il pubblico ministero Antonio Verdi aveva chiesto l’ergastolo per la premeditazione, che è stata invece esclusa dai giudici.

L'omicidio di Imen Chatbouri

I fatti che hanno portato alla scomparsa di Imen Chatbouri risalgono alla notte tra il primo e il 2 maggio del 2019 e sono avvenuti a Roma. La donna si trovava insieme al fidanzato olandese e stava trascorrendo la serata in un pub di via Battistini, in zona Boccea. Al loro tavolo era seduto anche Catoi, che aveva mostrato interesse per lei e la stava corteggiando, nonostante la presenza del compagno, il quale infastidito, se ne è andato. Imen sarebbe rimasta sola, per poi rincontrare Catoi all'altezza di Ponte Sisto. Ad incastrarlo sono state le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza presenti in zona, che lo hanno immortalato mentre la spingeva giù dalla balaustra. Passati alcuni giorni dall'omcidio è scattato il fermo, poi la convalida dell'arresto, con la custodia cautelare in carcere.

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