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Le due donne uccise dal killer, ‘fantasmi senza nome’: come funziona la tratta delle ragazze cinesi

Spesso vengono immesse nel circuito della prostituzione per ripagare un debito contratto nel paese d’origine con la mafia cinese. Ragazze senza volto e senza nome, come le due giovani uccise da Giandavide De Pau nell’appartamento di via Riboty.
A cura di Natascia Grbic
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Non sono state ancora identificate le due donne cinesi uccise la scorsa settimana da Giandavide De Pau, il 51enne ex guardaspalle del boss Michele Senese arrestato sabato dopo essere stato denunciato dalla sorella e dalla madre. Non hanno ancora un volto e un nome. Nessuno ne ha denunciato la scomparsa, nessuno sta piangendo la loro morte.

"Non sappiamo se i fatti andranno in un altro senso, ma per il momento questo è un caso che fa pensare a tratta e sfruttamento – spiega Federica Festagallo, mediatrice culturale di cinese, operatrice anti-violenza e anti-tratta della cooperativa sociale Befree – Nessuno ha reclamato queste due ragazze, sono senza nome, documenti, non sono titolari dell'affitto. Sono come dei fantasmi. E di solito le donne trafficate non sono registrate da nessuna parte".

Qualcuno però, che sta cercando di non essere scoperto, sa chi sono quelle due ragazze. "Sicuramente avevano contatti con qualcuno che le ha aiutate a prendere in affitto l'appartamento – continua Festagallo – Non si tratta di un caso isolato, esiste tutto un meccanismo di collegamento tra tanti attori che in questo caso non vogliono venire fuori".

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La prostituzione delle donne cinesi avviene al chiuso, o in appartamenti o in centri massaggi. "Vengono in Italia spesso a causa di problemi economici in Cina. Si tratta di donne tra i 25 e i 40 anni più o meno, e quando arrivano Italia sono a volte costrette alla prostituzione per ripagare il debito. È difficile che denuncino i loro sfruttatori: il sistema è diverso rispetto a quello messo in piedi da organizzazioni criminali di altre nazionalità, oltre al fatto che spesso si tratta di persone che si prostituiscono insieme a loro. La maggior parte delle volte possono conservare una parte dei soldi. In altri casi c'è invece una vera e propria costrizione: ho conosciuto una donna che veniva reclusa nell'appartamento, non poteva uscire, non aveva né il passaporto né le chiavi di casa. È riuscita a scappare aiutata da un cliente".

A gestire la tratta è la mafia cinese, con la connivenza e a volte l'aiuto di gruppi criminali autoctoni, che spesso affittano gli appartamenti oppure forniscono dei prestanome per farlo. "Spesso il debito lo contraggono in Cina per mano di strozzini della mafia, e sono costrette poi a prostituirsi per ripagarlo. A volte vengono direttamente immesse in questi circuiti una volta arrivate in Italia, oppure arrivano qui in maniera autonoma e trovano i centri massaggi attraverso siti internet, anche per quanto riguarda lo sfruttamento non solo lavorativo ma anche sessuale".

"Al di là che si prostituissero o meno – conclude Festagallo – Questo è un caso di femminicidio a pochi giorni dal 25 novembre. Tutti si sono concentrati sul loro lavoro, di fatto sono donne che sono state ammazzate".

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