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Covid 19

Lazio continua a somministrare vaccino Johnson a giovani: negli ultimi giorni 95% dosi a under 60

Negli ultimi tre giorni il 95 per cento delle dosi del vaccino Johnson&Johnson è stato somministrato nel Lazio a cittadini con meno di 60 anni. Nello specifico sono state inoculate oltre 9.200 dosi ad Under 60 e quasi 400 dosi a persone con più di 60 anni. La Regione Lazio ha ribadito a Fanpage.it che per il momento anche gli Under 60 possono prenotare questo vaccino.
A cura di Enrico Tata
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Il Lazio continua a vaccinare quasi esclusivamente i giovani con il vaccino monodose Johnson&Johnson, nonostante la raccomandazione del Comitato tecnico scientifico. Negli ultimi tre giorni il 95 per cento delle dosi è stato infatti somministrato a cittadini con meno di 60 anni. Nello specifico sono state inoculate oltre 9.200 dosi ad Under 60 e quasi 400 dosi a persone con più di 60 anni. Nella giornata di lunedì sono state somministrate nel Lazio 4.400 dosi di vaccino Johnson&Johnson, di cui oltre la metà sono andate a cittadini di età compresa tra 40 e 49 anni. Il 7 giugno, una settimana fa, erano state inoculate 4.900 dosi, quindi circa 500 in più.

Grafico Fanpage.it
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I giovani possono continuare a prenotare il vaccino J&J nel Lazio

La Regione Lazio fa sapere a Fanpage.it che per il momento verrà confermata la possibilità di prenotare questo vaccino (che ricordiamo è monodose) anche ai giovani. Un ragazzo che voglia fissare l'appuntamento per il vaccino Johnson&Johnson, insomma, potrà farlo senza problemi. Al momento i centri vaccinali in cui viene utilizzato questo tipo di vaccino sono pochi: il drive in di Valmontone, il centro vaccinale della Vela di Tor Vergata e la clinica Madonna delle Grazie a Velletri. In teoria, tuttavia, dovrebbe essere il farmaco che viene somministrato nelle farmacie aderenti alla campagna vaccinale.

Perché il Lazio può continuare a somministrare Johnson&Johnson a under 60

Con circolare firmata da Gianni Rezza l'11 giugno, il ministero della Salute ha vietato la somministrazione del vaccino AstraZeneca alla popolazione con meno di 60 anni. Il ministero cita come punto di riferimento per la decisione il parere in merito del Comitato tecnico scientifico: "Alla luce di tali indicazioni il vaccino Vaxzevria viene somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni (ciclo completo). Per persone che hanno ricevuto la prima dose di tale vaccino e sono al di sotto dei 60 anni di età, il ciclo deve essere completato con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose".

Il Cts, tuttavia, era stato chiamato ad esprimersi anche su Johnson&Johnson, dato che sia questo vaccino che il farmaco di AstraZeneca sono a vettore virale. I rischi di rarissime trombosi cerebrali associati a un livello basso di piastrine sembrano, secondo la letteratura scientifica, associati proprio a vaccini basati su un adenovirus. Secondo il Cts "il numero di poco superiore al milione di dosi a oggi somministrate nel Paese e la rarità, anche in ambito Europeo, delle segnalazioni di VITT (trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino ndr.) a oggi disponibili, non permettono di trarre valutazioni conclusive rispetto al rapporto beneficio/rischio relativo al vaccino Janssen, connotato dal vantaggio della singola somministrazione, peculiarità che può risultare di particolare beneficio in determinate categorie di popolazione".

Fatte queste premesse, il Cts conclude che il vaccino Johnson&Johnson debba essere raccomandato per "soggetti di età superiore ai 60 anni. Qualora si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione ed in assenza di altre opzioni, il vaccino Janssen andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente". In conclusione, per questo vaccino resta soltanto la raccomandazione del Cts (già esplicitata, peraltro, mesi fa) di utilizzarlo su persone sopra i 60 anni. Dal ministero della Salute non è arrivata nessuna decisione in merito e, quindi, le Regioni, teoricamente, possono continuare a utilizzarlo anche sui giovani.

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