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L’avvocata che aiutava i clan era delegata dell’assessora Lucarelli e andava ai vertici sulla sicurezza

“Io tramite il mio studio, conosciamo una persona, che sta in procura nell’ufficio dove sbobinano le intercettazioni, dove stanno quelli co le cuffie, me fa tanti favori”. Così in un’intercettazione la ventisettenne e i fidanzato offrivano le “consulenze” alla malavita romana.
A cura di Emilio Orlando
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Lei giovane promessa dell'avvocatura, figlia di un pregiudicato con le mani in "pasta" in affari di droga, rapine e furti, lui "rampollo" di Peppone, ex capo ultrà giallorosso morto nel 2015 legato a Fabrizio Piscitelli alias "Diabolik", assassinato nel 2019 al Tuscolano. Camilla Marianera e Jacopo de Vivo, vendevano informazioni riservate su indagini sul narcotraffico agli indagati, arrivando a rivelargli perfino la presenza di "cimici" nelle auto per intercettarli, a prezzi che andavano dalle 300 alle 700 euro.

Nell'ordinanza di custodia cautelare, firmata dal giudice per le indagini preliminari Gaspare Sturzo, con cui sono stati disposti gli arresti in carcere per la coppia, si legge di come per il duo Marianera-De Vivo, sapere se un numero fosse intercettato o se c'era un'indagine in corso su qualcuno era semplice. La talpa che i carabinieri del nucleo investigativo di via In Selci e la procura stanno cercando negli uffici di piazzale Clodio veniva chiamata in codice "Roberto il funzionario". Quest'ultimo, a dire degli indagati, nelle conversazioni captate dai carabinieri, mentre Marianera e De Vivo parlavano con i malavitosi che gli commissionavano le richieste di informazioni, sarebbe un dipendente infedele degli uffici giudiziari della Procura di Roma, che rispondeva alle chiamate su un sistema di messaggistica cifrata dopo che aveva fatto tre squilli anonimi.

I molti omissis, nell' ordinanza di custodia cautelare, lasciano pensare che l'inchiesta non è finita e che a breve riserverà altri colpi di scena. Infatti tra i beneficiari delle "soffiate" c'era Luca Giampà, un pericoloso narcotrafficante di Spinaceto, sposato con Mafalda Casamonica, che fino ai blitz anticrimine del 2016 che hanno smantellato le ramificazioni del clan in vicolo di Porta Furba, controllava la zona essendo luogo di residenza del compagno della tirocinante arrestata. Giampà, personaggio di spicco del crimine romano, pagava per sapere se a suo carico c'erano procedimenti penali e se il suo numero telefonico e quello della moglie fossero sotto controllo.

Marianera, con il suo incarico come segretaria nello staff dell'Assessore alle Pari Opportunità del Campidoglio, Monica Lucarelli( estranea all'inchiesta e non indagata), veniva inviata dal Comune di Roma a partecipare agli incontri del Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica dove venivano discussi argomenti riservati e molto delicati riguardanti su piani di contrasto alla criminalità legata al clan Casamonica.

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