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Lavoratori di Sviluppo Lavoro Italia in sciopero. I sindacati: “Tavolo immediato con l’azienda”

Tra le richieste dei sindacati, il ritiro immediato degli Ordini di servizio e la costituzione di una commissione paritetica per definire metodologie e criteri trasparenti nella valorizzazione delle competenze.
A cura di Natascia Grbic
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Si è tenuto oggi, lunedì 3 giugno, lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori di Sviluppo Lavoro Italia (ex Anpal), società inhouse del Ministero del Lavoro e delle politiche sociali che si occupa di programmazione delle politiche del lavoro e della gestione dei relativi fondi comunitari. A far decidere per lo stato di agitazione, la pubblicazione degli ultimi Ordini di servizio che rischia di incidere sul percorso negoziale per il rinnovo del contratto. E così, dopo l'assemblea del 30 maggio, è stato proclamato lo sciopero.

"I recenti atti di riorganizzazione da parte della presidente Paola Nicastro rendono evidente l’assenza di un disegno strategico, l’estremo accentramento decisionale sul disegno di riorganizzazione e sulla progettazione esecutiva, l’esplicita volontà di distribuire, in modo discriminatorio, micropoteri", dichiarano le Camere del Lavoro Autonomo e Precario (CLAP), tra le sigle promotrici dello sciopero unitario insieme a Fisac Cgil, First Cisl e Uilca.

Fisac Cgil, First Cisl e Uilca denunciano nel comunicato che lancia lo sciopero "una paralisi organizzativa conseguente all'indeterminatezza della mission, alla mancanza di un piano industriale e a una riallocazione delle risorse umane che in moltissimi casi non rispecchia i profili professionali dei lavoratori. Una riallocazione decisa dal presidente assieme ai suoi collaboratori più stretti, senza coinvolgere la comunità professionale, neanche attraverso il management intermedio. Una riallocazione che di fatto prefigura un piano di sviluppo mascherato che fotograferà avanzamenti decisi senza criteri trasparenti".

Questa mattina si è svolto un presidio unitario davanti la sede centrale della società a Prati, cui ha partecipato un folto gruppo di dipendenti. Secondo quanto denunciato dai sindacati, il rischio che corre Sviluppo Lavoro Italia è quello di una verticalizzazione della governance aziendale che si sta avendo in diverse società inhouse. "È un fenomeno – spiegano le CLAP -, che somiglia molto a quanto sta accadendo da mesi in RAI".

Ritiro immediato degli Ordini di servizio, costituzione di una commissione paritetica per definire metodologie e criteri trasparenti nella valorizzazione delle competenze e delle esperienze, convocazione urgente di un tavolo di confronto unitario tra le OO.SS. e il management aziendale: queste le richieste di sindacati e lavoratori in sciopero oggi.

"Siamo molto preoccupati per la svolta che la Presidente intende imprimere alla gestione dell’Agenzia, con una riorganizzazione sbagliata nel merito ma soprattutto nel metodo, con la comunità professionale e le organizzazioni sindacali di fatto escluse dalla discussione – dichiara Cristian Sica, rappresentante sindacale di CLAP -. Nello stesso tempo, la grande partecipazione all’assemblea generale del 30 maggio e alla giornata di oggi è un segnale importante, che conferma la domanda di democrazia e di coinvolgimento da parte delle lavoratrici e dei lavoratori".

Sul caso è intervenuta anche la senatrice del Partito democratico Susanna Camusso. "Non possiamo che essere dalla parte delle organizzazioni sindacali, che con un comunicato unitario, hanno ribadito la protesta dei lavoratori e delle lavoratrici di Sviluppo Lavoro Italia, che in queste ore stanno scioperando per chiedere certezze sul proprio futuro lavorativo e per contrastare la persistente paralisi organizzativa dell'agenzia. Le modalità verticistiche e antieconomiche della riorganizzazione annunciata dalla nuova presidenza, ancora non chiariscono quale sia il piano industriale e prevedono una riallocazione poco trasparente delle risorse umane funzionale solamente a svilire la professionalità e le competenze dei dipendenti".

"Sono passati 5 mesi dall'interrogazione parlamentare che abbiamo presentato come Partito Democratico alla ministra
Calderone per chiedere meticolosa attenzione da parte del governo circa la riorganizzazione dell'agenzia considerando il ruolo fondamentale e insostituibile che svolge, o dovrebbe svolgere se amministrato correttamente, nell'attuazione delle politiche attive. Non è una novità che questa maggioranza non sia incline al confronto e non sia particolarmente attenta ai diritti dei lavoratori, ma siamo davanti al paradosso: l'attuale governo non riesce a garantire stabilità e garanzie neanche ai lavoratori impiegati dall'agenzia nazionale che ha come obiettivo primario quello di pianificare e attuare gli strumenti di contrasto alla disoccupazione e alla povertà dell'intero paese".

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