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Lavinia investita all’asilo, condanne confermate: “Nostra figlia in stato vegetativo a causa loro”

Lavinia Montebove ha 8 anni, da sei vive in stato vegetativo irreversibile dopo essere stata investita da un’automobile quando aveva 16 mesi e si trovava all’asilo, sotto responsabilità della maestra. Le condanne di primo grado sono state confermate ieri. Fanpage.it ha raggiunto la famiglia della bimba e l’avvocata che l’ha assistita a processo e la garante dell’Infanzia della Regione Lazio.
A cura di Beatrice Tominic
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Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.
Lavinia nella sua cameretta, circondata dai macchinari necessari per le sue cure.

Confermate le condanne della donna che ha investito la piccola Lavinia Montebove quando aveva 16 mesi nell'agosto del 2018 e la maestra dell'asilo di Velletri che l'aveva in custodia, costringendola a vivere in stato vegetativo irreversibile. La sentenza di secondo grado, emessa in Corte d'Appello a Roma giovedì 27 marzo 2025, è arrivata alla prima udienza del processo, dopo due rinvii a fine dicembre e a fine febbraio.

Dopo numerosi rinvii è stata confermata la sentenza di primo grado con le condanne in entrambi i casi per lesioni colpose stradali gravi: un anno  di reclusione per la donna che l'ha investita e due anni e sei mesi per la maestra, condannata anche per il reato di abbandono di minori. Quest'ultima, inoltre, è stata condannata anche al risarcimento in via generica. Nonostante la doppia conforme, cioè quando la sentenza di primo grado conferma quella di secondo, non è escluso che le imputate possano fare ricorso alla Cassazione.

"Un passo importante contro un crimine atroce", è il commento a Fanpage.it della Garante dei diritti dell'Infanzia e dell'adolescenza Monica Sansoni, che è stata fra le prime a manifestare disappunto per i rinvii nel processo di secondo grado.

"Abbiamo sempre creduto nella giustizia e oggi la giustizia in Corte d'Appello ci ha dato delle risposte importanti", concludono infine i genitori della piccola, Massimo Montebove e Lara Liotta.

La reazione dei genitori: "Non è stata una fatalità"

"Come famiglia siamo molto soddisfatti che la sentenza della Corte d'appello abbia confermato quanto stabilito già dal giudice in primo grado e che quindi quel maledetto giorno ciò che è avvenuto a nostra figlia è che l'ha ridotta in stato vegetativo di minima coscienza irreversibile non è stato determinato da una tragica fatalità o da un caso fortuito, ma da qualcosa che porta il nome e il cognome delle due imputate", spiega a Fanpage.it la mamma della piccola Lavinia, Lara Liotta.

"Abbiamo sempre creduto nella giustizia e oggi la giustizia in Corte d'Appello ci ha dato delle risposte importanti introdotte dalla persona del procuratore generale che ha avuto delle parole dure, ma anche piene d'affetto nei confronti di Lavinia e questo ci ha fatto sentire che non eravamo solamente, noi e in particolare Lavinia, un numero su un fascicolo. Siamo contenti", conclude poi.

Massimo e Lara, i genitori di Lavinia.
Massimo e Lara, i genitori di Lavinia.

"È una sentenza che ci soddisfa perché certifica quello che abbiamo sempre saputo, che c'è una responsabilità in quello che è successo a Lavinia e che se Lavinia si trova in stato vegetativo di minima coscienza è colpa della maestra, lo possiamo dire. E del fatto che non ha ottemperato ai suoi doveri di custodia e vigilanza – dice senza mezzi termini a Fanpage.it il papà della piccola Lavinia, Massimo Montebove – La sentenza lo ha ribadito a piene mani anche in secondo grado. Inoltre la condanna prevista è senza sospensione della pena, a differenza del caso dell'investitrice che ha comunque le sue responsabilità, emerse già nel dibattimento di primo grado e confermate totalmente nel secondo grado: una conducente con una condotta di guida più accorta poteva certamente contribuire a evitare questa tragedia".

Un punto quello raggiunto oggi che da tempo la famiglia di Lavinia cercava di raggiungere: "Noi siamo soddisfatti perché giustizia è stata fatta e adesso la cosa più importante è veramente chiudere questa pagina e sperare che non ci siano altri cambiamenti – sottolinea – Ma ora non vogliamo pensarci".

Il commento della garante dei diritti dell'Infanzia Monica Sansoni

Quella di Lavinia è una vicenda che tocca un'intera comunità, non soltanto la sua famiglia. Particolare attenzione è quella dedicata al caso da parte della Garante dei diritti dell'Infanzia e dell'Adolescenza nella Regione Lazio, Monica Sansoni. Non appena appreso della conferma delle condanne in secondo grado fa sapere a Fanpage.it: "L'intera mia struttura di supporto, in Consiglio Regionale del Lazio, era in attesa di conoscere l'esito della sentenza odierna. Questo è un altro passo importante per il crimine atroce che ha colpito la piccola Lavinia, e la sua famiglia". Poi aggiunge: "Non ci saranno mai parole abbastanza adeguate per esprimere ciò che sento e provo quando abbraccio Lavinia, posso solo dire che l'amore, e l'incredibile forza, che emana la bambina va oltre ogni linguaggio immaginabile".

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L'avvocata Spagnolo: "Finalmente giustizia"

In aula nel giorno dell'udienza non c'erano le due imputate, la donna, madre di un compagno di Lavinia, che ha investito la bimba e la maestra che l'aveva in custodia. Presenti, invece, i genitori della piccola Lavinia e l'avvocata che li assiste, Cristina Spagnolo. "Sono felice per Lavinia e per la sua famiglia: la conferma della sentenza di primo grado rende giustizia alla verità sulle responsabilità emerse nel processo e su quanto accaduto il 7 agosto del 2018 – spiega a Fanpage.it – Sicuramente c'è soddisfazione per l'esito del giudizio di appello che conferma la sentenza di primo grado, e ma la soddisfazione non è sulla sentenza in sé quanto sulla restituzione della verità alla famiglia di Lavinia".

Il terribile incidente all'asilo

Persa di vista per pochi secondi. Questa è sempre stata la difesa della maestra che aveva in custodia la bimba, all'epoca di appena sedici mesi, in quella tragica giornata di agosto. La bimba si trovava in cortile, senza sorveglianza, quando è arrivata l'automobile guidata da una donna, madre di un suo compagno dell'asilo. "Ho visto un fagottino rosa sull'asfalto, non ho capito subito cosa fosse successo", ha spiegato la donna che ha travolto la piccola. Il fagottino, investito dalla macchina, era Lavinia.

La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.
La manina di Lavinia che abbraccia un peluche.

Dopo essersi accorte del terribile incidente, hanno spostato la piccola e si sono messe in automobile per trasportarla in ospedale. Mentre era in corso una tragica telefonata alla famiglia di Lavinia, per avvertirla di quanto era accaduto e della corsa in ospedale, gli altri bambini dell'asilo, una decina circa, fra cui anche il fratellino maggiore di Lavinia, sarebbero rimasti soli fino all'arrivo di un'amica della maestra (denunciata per falsa testimonianza).

Da quel momento Lavinia vive in stato vegetativo, attaccata ad alcuni macchinari e con la presenza costante di infermiere e persone che possano occuparsi di lei. Per metà giornata, si tratta dei suoi genitori che non hanno mai arretrato di un passo, credendo sempre nella giustizia. Che oggi, dopo anni di processo, pare essere arrivata anche per la loro bimba.

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