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Latina, l’operazione per curare un’ernia va male: 40enne non può vivere senza busto

Si era sottoposta ad un intervento per curare un’ernia, ma l’operazione non è andata come avrebbe dovuto: da quel giorno non può vivere senza il suo busto.
A cura di Beatrice Tominic
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Si era sottoposta ad un'operazione per curare un'ernia, ma non l'intervento è andato come avrebbe dovuto, la ferita si è infettata ed oggi una quarantenne di Latina non può vivere senza il suo busto.

Proprio quell'intervento di "Artrodesi con discectomia e posizionamento di distanziatore interspinoso" che avrebbe dovuto curarle la schiena, invece, ha rappresentato per la donna la sua grande condanna. Da paziente con qualche dolore alla schiena oggi non può fare a meno di vivere con un busto: se decidesse di toglierlo, rischierebbe di crollarsi e piegarsi in due, come spiega Il Caffè.tv.

L'intervento

Tutto ha avuto inizio nel febbraio del 2022, quando la donna si è messa alla ricerca di una struttura sanitaria che potesse compiere l'intervento e curarle il malessere alla schiena. Ma l'operazione è andata male: non soltanto, come ha comunicato l'avvocato della donna, l'intervento non è risultato completo, ma sarebbe stato effettuato in uno spazio non sterilizzato e, quindi, inadatto ad ospitare interventi chirurgici. Proprio le scarse condizioni di igiene avrebbero provocato una grave infezione alla donna, non diagnostica ai controlli post-operatori che in breve tempo le ha eroso la colonna vertebrale e si è diffusa in sepsi a tutto l’organismo.

La donna è stata dimessa dalla struttura sanitaria in breve tempo e nonostante le sue condizioni: quando è tornata a casa aveva una postura inclinata sul lato destro con cedimenti ad una gamba e non riusciva a stare in piedi.

Le parole dell'avvocato

"L'intervento è stato eseguito sulla sola ernia L4-L5 mentre era necessario intervenire anche sulla contigua ernia L5-S1 che risultava espulsa dalla RM colonna pre-operatoria. L’intervento sulla vertebra L4-L5 è stato inutilmente eseguito poiché l’ernia è stata solo parzialmente asportata", ha dichiarato l'avvocato della donna, Renato Mattarelli, che ha avanzato la richiesta di risarcimento nei confronti della sua assistita.

La donna, come ha poi spiegato il suo avvocato, si è dovuta recare in un'altra struttura, a Milano, "per l'urgente rimozione chirurgica del dispositivo infetto e delle ernie infra L4-L5 parzialmente asportata e L5-S1 non asportata". Infine, tornata a Latina, è stata ricoverata in una terza struttura: "Soltanto così è stato possibile arginare la sepsi ed evitare l’ulteriore avanzamento dell’erosione vertebrale con rischio di cedimento della colonna", ha concluso l'avvocato.

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