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Latina, il sindaco Coletta: “Vittoria contro le destre non è stato un miracolo, la città è cambiata”

Damiano Coletta commenta la rimonta che ha portato alla sua rielezione. La destra sembrava inarrestabile e, invece, il candidato del centrosinistra ha trionfato al ballottaggio con il 54% dei consensi. Il sindaco è sicuro: “Il vocabolario a Latina è cambiato: bene comune, partecipazione, pari opportunità, equità. I cittadini non volevano perdere tutto questo e hanno scelto da che parte stare”.
A cura di Luca Ferrero
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Damiano Coletta ha trionfato al ballottaggio con il 54% delle preferenze. Ha battuto in rimonta il candidato del centrodestra Vincenzo Zaccheo, che aveva sfiorato l'elezione al primo turno. Il sindaco di Latina ha ottenuto così il secondo mandato. La sua "rivoluzione della normalità" può continuare. Il medico prestato alla politica, che nel 2016 era l'anomalia nella roccaforte della destra laziale, in questa tornata elettorale è stato sostenuto dalla lista Partito Democratico e, al secondo turno, anche dal Movimento 5 Stelle. Per Coletta, "dopo anni di semina, può iniziare la raccolta". In un momento storico così difficile, si propone di essere il "garante" dell'equilibrio delle forze politiche e della coesione cittadina. Latina, per lui, è una città che vuole stare con convinzione in Europa.

Sindaco, cosa è successo? Al primo turno la destra sembrava inarrestabile…

Credo che al primo turno abbia pesato il discorso delle liste: loro avevano dei volti storici nelle sette liste candidate. La gente ha scelto il candidato consigliere magari anche sulla base parentale o amicale. Poi, al ballottaggio, ha scelto la persona. Ha pesato anche il non riconoscimento del mio avversario politico da parte di una fetta di centrodestra non si è identificata nei valori espressi di un ritorno al passato, da cui Latina aveva già preso le distanze. Ci tengo a sottolineare che in città è cambiato il vocabolario. Nei 15 giorni del ballottaggio si parlava di beni comuni, partecipazione, pari opportunità, equità, progettualità sostenibile. Quando la comunità di Latina, che ringrazio infinitamente per la fiducia che mi ha voluto rinnovare, ha percepito che avrebbe rischiato di perdere questi valori, ha saputo scegliere. Una buona parte del centrodestra ha sostenuto me perché si è riconosciuta nei valori che io espresso negli anni. Ho parlato di futuro, ho parlato di progetti. Mi sono rivolto ai giovani. Gli elettori hanno percepito la credibilità della mia persona, nell’aver saputo gestire un’emergenza come il Covid. Ecco, credo che tutti questi fattori messi insieme abbiano contribuito alla mia rimonta. E io, giorno dopo giorno, ne avevo sempre più consapevolezza.

Dall'anomalia dell’elezione del 2016 al secondo mandato: come ha consolidato in cinque anni l'esperienza di Latina Bene Comune?

Nel 2016 ero un outsider. Si è vissuto tutto sull’onda di un entusiasmo, ma poi ci siamo trovati a gestire effettivamente una situazione molto molto complessa e con tantissime aspettative. Non è stato facile in questi cinque anni tenere sempre la barra dritta e mantenere anche una coerenza rispetto ai valori programmatici. Alla fine, fatte le somme, abbiamo risanato il comune, sia da un punto di vista finanziario, che da un punto di vista delle regole e dei regolamenti, cosa che in effetti mancava. E in città si è respirata un’aria diversa. All’inizio, durante questa prima fase di campagna elettorale, qualcuno ci ha accusato di immobilismo. Poi, alla resa dei conti, si è visto invece che in questa città c’è stato un cambiamento. Un cambiamento che poi il voto ha sancito.

Parlando della sua amministrazione, ha citato spesso l’espressione “rivoluzione della normalità”. Quanto è stato fatto finora in città? E come saranno i prossimi cinque anni? 

Adesso abbiamo gambe solide. I primi anni hanno sono tutti stati spesi in questo risanamento. Abbiamo gestito, poi, un anno e mezzo della più grande crisi dal dopoguerra: l’emergenza sanitaria insieme alla crisi economica e sociale che ne è scaturita. Allo stesso tempo, però, siamo riusciti a far partire un porta a porta per quanto riguarda la raccolta differenziata. Siamo passati da una società partecipata, che è andata in fallimento con 30 milioni di euro di esposizione debitoria e una raccolta differenziata al 30%, a un’azienda municipalizzata che ha fatto partire il porta a porta in vari quartieri. E la percentuale è passata dal 30 all’80%. Abbiamo cambiato il sistema del trasporto pubblico locale, nel quale la città aveva smesso di credere. Adesso, dopo la fase della bonifica, dopo la fase della semina, comincia la fase di raccolta. Arriveranno risorse importanti. Noi ci siamo fatti trovar pronti con il Pnrr: abbiamo presentato un progetto che consiste nella creazione di un distretto della salute perché abbiamo il primo polo chimico-farmaceutico italiano. Il progetto prevede anche l’implementazione della ricerca e della formazione, in collaborazione con l’università. Vogliamo che Latina diventi il polo di riferimento per il centro-sud della cura e del distretto sanitario. Poi, si lavorerà anche sul turismo e sull’innovazione digitale: tutti elementi in linea con le indicazioni che ci vengono dall’Unione Europea. Latina l’abbiamo già portata in Europa in questi cinque anni. Adesso ci dobbiamo rimanere. Questo è un altro aspetto: bisogna scegliere se stare o non stare in Europa. Noi, come amministrazione, in questi cinque anni, abbiamo scelto di starci e questo fa la differenza. Perché ci siamo anche attrezzati dal punto di visto amministrativo per partecipare ai bandi ed essere anche efficienti.

Nel 2016, la sua lista civica aveva trionfato senza l’appoggio del Partito Democratico. Oggi, la sua vittoria può essere vista come quella di un centrosinistra unito?

Noi siamo stati sostenuti dal Partito Democratico. Durante la fase del ballottaggio, c’è stato anche un’apparentamento dei 5 Stelle e il sostegno di una certa parte del centrodestra. Penso di avere in qualche modo messo insieme e unito la città in ambito politico. In qualche modo, posso mettermi anche nella posizione di essere un garante di un equilibrio delle forze politiche. Equilibrio più che necessario in un momento storico come questo. Adesso inizia una fase di costruzione e c’è bisogno di tutti. C’è bisogno dell’apporto della competenza. Abbiamo una comunità che confida nella possibilità di ripresa e dobbiamo tornare a dare opportunità ai giovani e agire sulla disuguaglianza sociale che si è acuita. È un compito importante e bisogna avere senso di responsabilità.

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