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L’assessora Funari: “Chiuderemo campi rom a Roma entro il 2026, l’inclusione è finalmente possibile”

“Il nuovo piano appena approvato in giunta rappresenta l’impegno di questa amministrazione per il superamento di questo sistema”, ha dichiarato a Fanpage.it l’assessora al Sociale, Barbara Funari.
A cura di Enrico Tata
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La giunta capitolina ha approvato un piano, finanziato con circa 13 milioni di euro, che prevede il superamento dei campi rom entro la fine del mandato, cioè il 2026. "Il nuovo piano appena approvato in giunta rappresenta l'impegno di questa amministrazione per il superamento di questo sistema", ha dichiarato a Fanpage.it l'assessora al Sociale, Barbara Funari.

Assessora Funari, ci può spiegare in cosa consiste il piano di superamento dei campi rom a Roma, che è stato finanziato con 13 milioni di euro?

La cifra che abbiamo messo in campo nasce proprio dall'aver approvato per la prima volta la strategia europea per il superamento dei campi, volta all'inclusione e all'uguaglianza della popolazione rom e sinti in Europa, in Italia e nello specifico a Roma. Quei 13 milioni sono infatti fondi europei, ricevuti grazie alla scelta che abbiamo fatto di rispondere a ciò che chiede l'Europa da tanti anni all'Italia e a Roma, cioè di lavorare per un'inclusione finalmente possibile. Alla base di questa delibera c'è una governance partecipata, con il coinvolgimento di tutti i dipartimenti del comune. In secondo luogo vogliamo mettere in campo tutti gli interventi sociali per applicare i principi della strategia europea, cioè l'inclusione abitativa, l'istruzione, il lavoro e la formazione.

Recentemente è stata a Madrid, proprio per un confronto europeo su questa problematica. C'è una strategia europea comune, quindi?

Assolutamente sì. Purtroppo l'Italia è un po in ritardo e lo è anche Roma Capitale, ma rapidamente vogliamo allinearci a quello che chiede l'Europa. A Madrid siamo stati per due giorni di studio e confronto su quello che la Spagna mette in campo dal 1989. È evidente che ha un contesto diverso, perché anche a livello statale, regionale, cittadino c'è una sinergia che va avanti da tanti anni. Ma può essere l'occasione per confrontarci e per individuare strade possibili come quelle che abbiamo visto in Spagna e che hanno funzionato.

Da quale campo partirete? Ed entro quale anno saranno superati tutti i campi rom?

Questo piano ha chiaramente la prospettiva del nostro mandato, ma vuole mettere le basi anche per il futuro. Il primo campo su cui lavoreremo è quello della zona di Monte Mario di via Lombroso, un campo piccolo che sarà interessato anche da un progetto di riqualificazione con i fondi del Pnrr. Quell'insediamento non è mai stato sgomberato ed insiste in un contesto cittadino in un quartiere in cui si convive tranquillamente da tanti anni. Ci sono bambini di terza generazione, che sono romani più che rom, per quel che hanno vissuto nella loro storia. Il nostro obiettivo è di dargli una casa e un futuro possibile.

Si parla da tanti anni di superamento dei campi rom. Le voglio chiedere: l'amministrazione Raggi come ha lavorato su questo e cosa avete trovato quando vi siete insediati un anno e mezzo fa?

Come su altri servizi sociali del Comune di Roma, abbiamo provato a dare continuità agli interventi che già c'erano. Quello che la precedente amministrazione ha fatto, e va riconosciuto, è l'essere riuscita a chiudere alcuni campi. Alcuni con un'offerta abitativa, ma a tempo. Avevano la possibilità di vivere in cohousing per due anni e adesso quella possibilità sta scadendo, quindi ci occuperemo anche di loro. In altre situazioni, purtroppo, le proposte non ci sono state. Peccato, inoltre, aver comunicato questo lavoro sui campi rom come un'azione per ‘diminuire le persone rom a Roma'. Ecco, su questo noi vogliamo dare un messaggio totalmente diverso: sono cittadini e cittadine della nostra città, quindi anche loro con i loro doveri, ma anche con i loro diritti.

Si riuscirà a vincere il pregiudizio che ancora un po c'è su queste popolazioni?

Il tema dell'antiziganismo è poco noto nella nostra città. Sarà uno degli obiettivi delle azioni della nuova delibera, perché anche questo ce lo chiede l'Europa e da tempo se ne parla in tanti altri Paesi europei. C'è uno stigma, dato dalla non conoscenza. Non si conosce neanche lo sterminio del popolo rom durante la Seconda guerra mondiale. Vorremmo lavorare per comunicare alla città che si tratta di un popolo che ha sofferto nel corso della storia. E c'è poi un disagio sociale dettato molto spesso e soprattutto dal vivere nei campi, che comunque negli ultimi venti 25 anni sono stati l'unica proposta che la città ha dato. Ma c'è anche tanta gente che vive e lavora nella nostra città e che ha una vita come tutti gli altri cittadini, con cui la convivenza è quasi naturale. Vogliamo rimettere in dialogo il popolo rom residente nei campi e i romani in una maniera, direi normale, quotidiana, ordinaria. Pensiamo che partendo da lì si potrà veramente fare un cambio di paradigma e di passo per chiudere questa esperienza dei campi.

Ultima domanda secondo lei Roma è una città accogliente? Negli anni scorsi abbiamo visto che lo spostamento della popolazione rom dai campi ha determinato spesso degli attriti con i cittadini. Si riuscirà ad evitare questo?

Chiuderemo i campi dopo aver accolto e sostenuto le famiglie. È evidente che sarà un processo graduale, che non ci permetterà di fare tutto contemporaneamente, ma faremo anche delle scelte in base ai numeri della popolazione dei vari campi. Il tema della conoscenza, dell'incontro, dei bambini a scuola, delle famiglie che si ritrovano, anche a condividere dei percorsi di crescita dei propri figli, sia una chiave di svolta per confermare che Roma è una città accogliente. I problemi ci saranno, siamo anche realisti in questo senso, ma ascolteremo seriamente tutti, quindi non solo i rom nei campi, ma anche i vicini di casa dei campi rom, provando a condividere le scelte di questa delibera il più possibile con tutta la città.

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