L’amico di Satnam Singh: “Il padrone diceva che era inutile chiamare l’ambulanza, tanto era morto”
"Gli dicevo di chiamare l'ambulanza, ma lui rispondeva che tanto era morto e che i soccorsi non potevano venire". Sono le parole di Tarnjit Singh, un collega di lavoro e amico di Satnam Singh che il 17 giugno ha assistito all'incidente poi risultato fatale al 31enne. Lo abbiamo incontrato alla manifestazione organizzata dalla comunità indiana oggi a Latina, per far sì che quanto accaduto a Satnam non si ripeta mai più. Sono circa 5mila che oggi hanno partecipato al corteo contro caporalato e sfruttamento. "Eravamo tutti e tre al lavoro, Satnam e sua moglie erano un po' distanti, circa 600 metri – ha spiegato – Satnam stava dietro al trattore, su cui stava il datore di lavoro. A un certo punto l'ho sentito gridare, diceva parolacce, bestemmie. Mi sono avvicinato quando ho sentito gridare Satnam".
"Quel ragazzo, insieme alla moglie di Satnam, è un testimone – ha dichiarato Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana del Lazio – Penso che adesso i datori di lavoro abbiano paura di questa manifestazione e di chi ha alzato la voce".
Dai primi risultati dell'autopsia è emerso che Satnam Singh è morto per una forte emorragia. Questo dato rafforza l'ipotesi che, se soccorso in tempo, forse si sarebbe potuto salvare. Il datore di lavoro lo ha invece abbandonato in strada, davanti la sua abitazione, rifiutandosi di chiamare i soccorsi. Non solo: la moglie di Satnam ha dichiarato che aveva levato loro i telefoni per impedirgli di chiamare aiuto.
Il datore di lavoro di Satnam Singh, Antonello Lovato, è indagato per omicidio colposo, omissione di soccorso e violazione delle leggi in materia di lavoro irregolare.Il padre, intervistato dal Tg1, aveva dichiarato che il 31enne era morto per una "leggerezza, costata cara a tutti noi". È emerso che l'uomo era sotto indagine da cinque anni per caporalato: secondo gli investigatori, sfruttava i lavoratori per pochi euro l'ora, approfittando del fatto che fossero senza documenti e bisognosi di lavorare. Tra questi c'erano anche Satnam e sua moglie, arrivati in Italia da tre anni con la speranza di costruirsi un futuro migliore.