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Aggiornamenti sul caso Emanuela Orlandi

L’Amerikano fornì un indizio vero su Emanuela Orlandi: “Le piaceva Alberto, un militare”

Nel corso di una telefonata a casa Orlandi il misterioso ‘Amerikano’ riporta dettagli importanti della vita di Emanuela, come il nome della sua amica più stretta e del ragazzo di cui si sarebbe invaghita, un certo Alberto. Si trattava di indizi veri, come svelato dal settimanale Giallo in edicola questa settimana.
A cura di Enrico Tata
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Il 7 luglio 1983, a meno di due settimane dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, un uomo con accento straniero, che sarà soprannominato l'Amerikano, telefona a casa della ragazza. Gli risponde lo zio della giovane, Mario Meneguzzi. A quest'ultimo il presunto rapitore riporta dettagli importanti della vita di Emanuela, come il nome della sua amica più stretta e del ragazzo di cui si sarebbe invaghita, un certo Alberto.

"Un'altra cosa, la ragazza tua le piace un ragazzo di nome Alberto, che ora fa il militare", la frase esatta pronunciata dall'Amerikano al telefono. E in effetti questa informazione, rivela il settimanale ‘Giallo' in edicola questa settimana, è stata confermata dal diretto interessato, sentito dalla rivista a distanza di quarant'anni.

Alberto, sentito dagli inquirenti il 2 agosto del 1983, disse: "Voglio comunque precisare che il mio rapporto con la Orlandi, nonostante la simpatia che nutrivo e nutro per lei, non può considerarsi neanche un rapporto di amicizia in quanto con la stessa ho scambiato soltanto qualche parola, qualche saluto, qualche sorriso e niente altro".

Ma in merito alla veridicità delle informazioni dell'Amerikano si legge su una sentenza del 1997:

Va subito osservato infatti, e preliminarmente all’ulteriore evolvere della situazione, che gli elementi forniti dall’ “Amerikano” e dai sui collaboratori, e quindi le informazioni che gli stessi hanno dimostrato di avere della Orlandi sono esatte e corrispondono puntualmente nei riscontri offerti dai familiari. Tale circostanza anche se non è idonea a provare con assoluta certezza un contatto diretto con la ragazza, tuttavia lo rende probabile.

Tornando alla vicenda di Alberto, il settimanale Giallo ricorda che all'epoca dei fatti "lui stava effettivamente facendo il militare a Orvieto, da appena un mese". Ricorda la rivista che il 19enne fu interrogato una prima volta dai carabinieri il 20 luglio 1983 e lui disse che la sera del 22 giugno era a Roma in licenza.

Ma la sera del 22 giugno, il giorno della scomparsa di Emanuela Orlandi, era a Roma in licenza. Partito da Orvieto alle 17.30, era stato a Ostia dai genitori e poi alle 22.30 era stato ricoverato all’ospedale militare Celio per due notti. Lo stesso Alberto, a distanza di quarant'anni, conferma: "Dovevo togliere delle verruche da una mano. Comunque io e l’Emanuela non eravamo fidanzati".

"Forse l’Amerikano sapeva anche di questo passaggio a Roma proprio la sera della scomparsa di Emanuela e ha provato a incastrarlo, gettando ombre e sospetti su di lui? Ma la domanda più inquietante è: chi era l’Amerikano e come aveva saputo di Alberto ‘che fa il militare'?", si chiede ‘Giallo'.

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