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L’ambulanza arriva con più di 2 ore di ritardo e Paula muore a 29 anni: “Per l’ospedale era colite”

Per l’ospedale era una “possibile colite”. Paula torna a casa, ma si sente male di nuovo: l’ambulanza arriva con più di due ore di ritardo e lei muore, ad appena 29 anni.
A cura di Beatrice Tominic
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È accaduto nella seconda metà di luglio a Roma: Paula, che lavorava come cameriera a Trastevere, è tornata a casa prima di terminare il turno di lavoro: non si sentiva bene. Una volta a casa, il giorno dopo, ha iniziato a chiamare il 118: la prima chiamata è arrivata alle ore 13.03 del 23 luglio. Una seconda alle 14.13. Poi, ancora, alle 14.57. Alle 15.29 ha urlato al telefono, nel corso della quarta telefonata: “Sono due ore e mezzo che aspetto, mia sorella sta peggiorando che cavolo fate?”. Alle ore 17.14 è morta, a causa di uno shock settico causato da ulcera duodenale perforata. Aveva 29 anni.

Il malore

Il primo malore è avvenuto lo scorso 21 luglio: a causa di forti crampi addominali, con dolore dalla bocca dino all'inguine, la ragazza si è recata in pronto soccorso andando via prima dal locale in cui lavorava. Una volta arrivata, le sono stati somministrati antidolorifici ed effettuati alcuni esami. Era notte fonda e, verso le ore 4, Paula ha comunicato l'esito degli esami alla sorella: secondo quanto giudicato dai medici si sarebbe trattato di una possibile colite. "Me ne sono andata perché non mi volevano dare niente", ha raccontato in un audio con voce tremante.

Il giorno dopo è proprio lì che è rimasta: ha passato tutta la giornata nella sua abitazione e non è riuscita neppure ad alzarsi dal letto. Due giorni dopo, sabato 23, è iniziato il suo calvario. La ragazza ha detto alla sorella, Rebecca: "Non sento più mani e piedi". A poco a poco le sue condizioni hanno iniziato a peggiorare. Nel frattempo le telefonate al 118 sono continuate e, dall'altra parte del telefono, Rebecca ha iniziato a spiegare i sintomi: "Non ha più sensibilità alla lingua", ha detto la prima volta. "Non ci vede più", ha aggiunto dopo, prima di evidenziare il colore del corpo: "È tutto viola".

L'arrivo del personale sanitario

Il personale sanitario composto da medici e infermieri è arrivato soltanto alle 15.40, dopo due ore e 37 minuti dalla prima chiamata. Le condizioni in cui si trovava Paula sono apparse molto gravi: agonizzante, i medici hanno tentato di rianimarla, ma senza riuscirci.  È morta alle 17.14.

Secondo quanto dicono alla sorella, potrebbe trattarsi di overdose. Ma Paula non ha mai assunto droghe e Rebecca lo sa. Eppure i medici hanno iniziato a cercare nel comodino, nel comò e nell'armadio di Paula, cercando farmaci o pasticche. In seguito, come si legge dal  certificato necroscopico e dall’esame autoptico eseguito dal Direttore Prof. Costantino Ciallella si evincerà poi che nostra figlia è morta per shock settico secondario ad ulcera duodenale perforata complicata da peritonite purulenta e da polmonite bilaterale.

Il provvedimento della famiglia

La famiglia della ragazza ha presentato un denuncia insieme al penalista Aurelio Padovani che, insieme alle altre avvocate della famiglia, Lina Monaco e Sara De Vincenzi, ha dichiarato: "Noi attendiamo con fiducia l'esito delle indagini perché, al momento, ci sono tanti sospetti e nessuna certezza". La famiglia, infine, ha aggiunto: "Ad oggi, l’unico dato certo è il fatto che nostra figlia sia morta in circostanze del tutto ambigue e paradossali e che non abbia ricevuto le giuste attenzioni e cure da chi è a ciò predisposto".

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